Ultimo aggiornamento 30 Ottobre 2022

L’INTERVISTA
pubblicata sul magazine Paspartu 1 ottobre 2011

Credo che, a parte quel risolino che viene spontaneo (e lei ne è perfettamente consapevole!) di fronte ad un primo superficiale approccio con la sua arte, MOG abbia fatto una scelta molto coraggiosa.
Scegliere il tema che ha scelto lei non è da tutti, non è per persone che si fermano all’apparenza, ma le difficoltà che può incontrare nel suo percorso si capiscono parlandoci… Come si legge nella biografia: “Il percorso artistico di MOG si svolge attorno a quel simbolo di inquietante mistero, irresistibile attrazione, reiterato tabù, vitale magia, che si chiama vagina”.

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D: Sei nata a Pietrasanta?
R: No, sono nata a Roma e trasferita a Pietrasanta dieci anni fa.

D: Come mai proprio Pietrasanta?
R: Per lavorare il marmo. Dopo l’Accademia di Belle Arti a Roma e un anno a Tenerife, dove mi sono dedicata a ferro e bronzo, ho sentito l’esigenza di provare il marmo e mi sono trasferita prima a Carrara e poi a Querceta.

D: Che lavoro fai?
R: La scultrice a tempo pieno.

3 mog morgana orsetta ghini minimo indispensabile

D: Cosa fa uno scultore, se non lo è per hobby ma lo fa di professione?
R: Io spacco le pietre e mangio la polvere! Non ho orari di lavoro, dipende dal bisogno di creare. Magari mi capita anche di stare un mese senza toccare il marmo, nel frattempo penso, creo o faccio altri lavori…

D: Ti affidi anche ad artigiani o fai tutto da sola?
R: Dipende. Nel laboratorio dove lavoro, lo Studio Angeli, ci sono artigiani molto bravi ed è un ambiente lavorativo molto positivo. Secondo me non è vera la storia che bisogna soffrire per creare, io devo essere felice per scolpire e l’ambiente in cui sono inserita conta molto.

D: Da piccola cosa dicevi che avresti fatto da grande?
R: La scultrice. Era esattamente quello che volevo fare.

D: Da chi hai ereditato questa passione?
R: I miei genitori sono appassionati di arte. Forse da mia mamma ho ereditato la vena artistica: lei è fotografa e quando ero piccola fotografava gli artisti e mi portava con sé…

“Io spacco le pietre e mangio la polvere! Non ho orari di lavoro”

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cinzia donati giornalista e blogger 2

Sono Cinzia.
Faccio – con calma! – la giornalista e la blogger, con un occhio attento alla socialsfera.
Amo intercettare e raccontare persone, personaggi e luoghi da scoprire attraverso le interviste, che chiamo scherzosamente “torture”!

Sono appassionata di tecniche e interventi mirati a dare visibilità, come ad esempio la tortura personalizzata o il corretto uso dei social.
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D: C’è stato un momento in cui hai detto: “ecco, posso farlo”?
R: Da piccola, ricordo di aver visto Pietro Consagra disegnare e trasformare il disegno in qualcosa di tridimensionale. Lì ho capito che si poteva fare!

D: Senti, passiamo all’argomento originale! Ma come ti è venuta in mente questa idea… Cioè, dico, da dove nasce tutto? Intanto diciamo una cosa: come chiamare il tuo tema?
R: Vagina, semplicemente. Alcuni dicono “ah sei quella delle fiche”, ma non rende. Se dici “fica” ti immagini una bonazza, invece no: la parte anatomica è universale, bonazza e non!

“Alcuni dicono ‘ah sei quella delle fiche’, ma non rende”

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Ciondoli
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Cuscini

D: Giusto! Dove nasce l’idea?
R: Il primo anno di Accademia, alla scuola di nudo, disegnavo la modella di turno, come accade a tutti. La modella ogni venti minuti cambiava posa. Io stavo sempre seduta in terra e dal basso, in pratica, vedevo solo quella parte anatomica! Perciò nei miei disegni ricorreva sempre, ma solo perché era la parte della modella che vedevo meglio dal basso. In un anno ho realizzato un centinaio di disegni.

D: I tuoi compagni di Accademia commentavano?
R: Sentivo a volte commenti del tipo: “ah ma questa non sarà mica lesbica?”. Dai commenti degli altri ho veramente capito che l’argomento era ancora un tabù.

D: A questo punto hai deciso di affrontare il tema?
R: Diciamo che dalla malizia e dai risolini degli altri mi sono resa conto di una cosa: della vagina o se ne parla in senso erotico, o in senso ironico, oppure è un tabù e non se ne parla proprio. Dieci anni fa la situazione era ancora questa, e lo è ad oggi.

D: Sei partita da lì quindi: dal tabù…
R: Sì. Ho iniziato a studiare la storia, per capire come mai se ne parla in modo così tanto strano, visto che tutto nasce da lì…

D: Hai trovato una risposta?
R: Non ancora. Però ho fatto una tesi su di me, nel 2001, dove cercavo di darmi delle risposte. Mi sono diplomata all’Accademia con 110 e lode, parlando di quattro anni di studio dell’argomento e di rapporti tra persone incontrate durante il percorso. Poi andando avanti sono diventata io stessa oggetto di tesi: è una bella soddisfazione!

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La scultura per Nivea
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D: Hai concorrenza in questo campo?
R: Al momento non conosco altri artisti che trattano questo argomento.

D: Che materiali usi?
R: Mi piace sperimentare. Il marmo è perfetto, sensuale, eterno, però ho utilizzato anche la pelle, per realizzare una valigia che ho chiamato “Minimo indispensabile” e ovviamente ha la forma di vagina. Poi ho fatto dei cuscini. Faccio molti disegni. Gioielli anche: collane, bracciali, orecchini, anelli, che vanno molto sul mio sito www.mog-art.com. Poi mi piace molto usare il ferro arrugginito o l’acciaio lucidissimo: due estremi.

D: Come mai ferro arrugginito?
R: La ruggine è viva e cambia nel tempo. Pensa che per far venire la ruggine sul mio cancello (a tema anche quello), lo annaffio ogni tanto!

D: Qualche episodio che ricordi con soddisfazione?
R: A maggio di quest’anno, per il centenario della lattina blu della Nivea (crema per le mani), mi hanno chiesto di realizzare una scultura, che poi è stata posizionata a Milano fuori della sede dell’azienda. È la lattina blu, in marmo granito, da cui esce una colata di marmo bianco che ricorda nelle forme il mio tema e dà l’idea della morbidezza della pelle.

D: I tuoi colleghi cosa pensano di te?
R: Non me ne importa cosa pensano! Sono una che crede molto nelle “botte di culo” e penso che non sia facile prenderle al volo!

“Dai commenti degli altri ho veramente capito che l’argomento era ancora un tabù”

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Nereide

D: Sei impegnata politicamente?
R: No. Penso che arte e politica non debbano andare d’accordo.

D: Sei religiosa?
R: Ho un rapporto strano con la religione. Non sono battezzata, ma sono affascinata dall’argomento.

D: Lavori in corso?
R: Ho uno spazio vuoto da allestire a mio piacimento, per un privato.

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Onorificenze

D: Trovi difficoltà a far comprendere il tuo messaggio?
R: Beh sì. Però io affronto volentieri questa difficoltà, mi piace parlare con le persone e spiegare le mie motivazioni e le mie scelte.

D: Nell’era di internet hai tempo per spiegare tutto?
R: Il punto è quello, infatti. Oggi è tutto veloce, non c’è tempo per parlare. Questo argomento è una bella prova in questo senso!

D: Penso che tu sia una donna coraggiosa: metti alla prova le persone che si fermano all’apparenza…
R: Penso di sì. Comunque alla fine affronto il tema anche giocando.

D: Un aneddoto simpatico?
R: Qui in Versilia, quando vogliono sapere a cosa sto lavorando al momento,  mi chiedono: “cosa intopi?” (ride)…

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Chi è MOG Morgana Orsetta Ghini

MOG, ovvero Morgana Orsetta Ghini, nata nel 1978, dopo l’Accademia di Belle Arti iniziata a Roma e un anno passato a Tenerife nelle Canarie con il progetto Erasmus, dove apprende le tecniche della fusione del bronzo e la lavorazione del ferro, conclude gli studi a Carrara nel 2001 diplomandosi con lode. Partecipa a numerose mostre collettive e personali, in Italia e all’estero. Il percorso artistico di MOG si svolge attorno a quel simbolo di inquietante mistero, irresistibile attrazione, reiterato tabù, vitale magia, che si chiama vagina. Il tema è affrontato utilizzando materiali diversi, dal marmo al ferro al bronzo, fino alle resine, agli acquerelli e ai tessuti. Il suo è un approccio lucido e senza equivoci al tema della femminilità. Lavora tra Pietrasanta (presso lo Studio Angeli) e Milano.

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2 mog morgana orsetta ghini durante la lavorazione di Louise
Durante la lavorazione di Louise
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