Ultimo aggiornamento 18 Maggio 2022
L’INTERVISTA
pubblicata sul magazine Paspartu 1 aprile 2012
Incontriamo Clive a Lido di Camaiore. Clive è un vulcanico gentiluomo!
Vulcanico perché non gli mancano mai le idee e perché si esprime a raffica. Gentiluomo perché è inglese di nascita, quindi quella certa eleganza ce l’ha nel sangue.
I più lo ricordano sicuramente in veste di conduttore su Videomusic, quando Videomusic era l’unico esempio di canale monotematico musicale in Italia…

D: Clive, ti chiedono mai ‘che lavoro fai’?
R: Per fortuna non me lo chiede mai nessuno! Di solito uso la parola ‘broadcaster’, che significa che sono uno che di base trasmette qualcosa agli altri, divulga… Una specie di comunicatore…
D: Al momento come si concretizza la tua professione di comunicatore?
R: Lavoro per RMC Radio Monte Carlo. Mi occupo di Speak Easy, un programma della durata di cinque minuti, in onda in orari stranissimi, che spiega la lingua inglese utilizzando i testi delle canzoni.
D: Come nasce questa idea?
R: Se noi oggi sappiamo qualcosa in inglese è grazie alle canzoni, grazie alle colonne sonore. Ognuno di noi ha una colonna sonora della propria vita e sicuramente questa contiene almeno una canzone in inglese. Pensa che esistono almeno 500mila parole inglesi e normalmente ne usiamo circa 3mila.
D: Così poche?
R: Uno studio dell’Accademia della Crusca dice che nel nostro italiano usiamo circa 6mila parole inglesi, ma io non sono d’accordo. Secondo me sono appena 2mila. Sai qual è l’ultima parola inglese acquisita dall’italiano?
D: No! Quale?
R: “Spread”, che ovviamente usiamo in modo poco corretto, perché in inglese significa “spalmare”. Ma ci sono tanti esempi…
D: Diccene qualcuno!
R: “Outlet” ha sostituito “spaccio”, oppure “welfare” è un’altra parola usata in modo poco corretto: è vero che vuol dire “stare bene”, ma indicherebbe l’assistenza sociale, che in Italia non c’è, perciò andrebbe tradotto come “famiglia” o “volontariato”, perché a livello ministeriale non funziona, ma meglio non parlare di queste cose.
“Sono uno che di base trasmette qualcosa agli altri, divulga…”
D: Visto che sei un inglese che vive da anni in Italia: un piccolo confronto pregi/difetti tra italiani e inglesi?
R: L’italiano a prima vista sembra menefreghista, perché parcheggia in terza fila per prendere un caffè, però a livello di volontariato è molto presente. L’inglese a livello sociale è meno presente ed è più moralista: se in Inghilterra sei in coda per qualcosa e salti avanti, ti uccidono! (ride)
D: Quindi meglio l’Italia o l’Inghilterra?
R: Sono 33 anni che vivo in Italia e la preferisco. Poi l’Italia vince rispetto all’Inghilterra se si parla di clima e di meteo e anche di fantasia in cucina.
D: Ti piace la cucina italiana?
R: Sì, molto. Ormai sono 7 anni che giro l’Italia con la versione live di Speak Easy, che va nelle scuole di tutta la penisola e che finora ha visto partecipare circa 250mila ragazzi in tutto. Sono partito dalla Bocconi di Milano e ho fatto tutta l’Italia. Devo dire che per mangiare male, qui in Italia, devi essere proprio sfigato! In genere si mangia bene.








Sono Cinzia.
Faccio – con calma! – la giornalista e la blogger, con un occhio attento alla socialsfera.
Amo intercettare e raccontare persone, personaggi e luoghi da scoprire attraverso le interviste, che chiamo scherzosamente “torture”!
Sono appassionata di tecniche e interventi mirati a dare visibilità, come ad esempio la tortura personalizzata o il corretto uso dei social.
Contattami! oppure guarda i miei servizi qui
D: Parlaci di Speak Easy School Road Show…
R: È un vero e proprio spettacolo, con lo stesso taglio della trasmissione radiofonica, che dura un’ora e mezzo e ogni volta coinvolge 200 ragazzi. Rientra nell’orario scolastico. È un misto di estratti di circa 80 canzoni che i ragazzi conoscono. In pratica insegno le parole inglesi attraverso le canzoni. È bello vedere che all’inizio dello spettacolo dico qualcosa che nessuno capisce e alla fine ripeto la stessa cosa e la capiscono.
D: Sei sempre in giro?
R: Sì, ogni mattina una scuola diversa.
D: Quindi sempre in viaggio…
R: Sì, ma in futuro vorrei viaggiare un po’ meno e dedicarmi un po’ di più alla Lucchesia.
D: Hai uno staff che ti segue?
R: Sì. Ho 3 persone che lavorano con me. Francesca Di Pietro, Riccardo Lucchesi e Hannah Keohane.
D: Da inglese, come lo riconosci un italiano?
R: Devo dire che ora gli italiani, rispetto a qualche anno fa, non si vestono più tutti uguali. Però si riconoscono appena pronunciano “it”, che sbagliando pronunciano come “eat”, mangiare. In inglese il suono della “i” non c’è, corrisponde a “ea”, quindi appena un italiano dice “it”, capisco subito che non è inglese! Comunque personalmente in Italia evito gli inglesi e in Inghilterra evito gli italiani.
D: Progetti nuovi in cantiere?
R: Ho iniziato a scrivere libri con cd per bambini. Sono filastrocche inglesi riscritte e cantate da Michela Lombardi. È una collana di 8 libri e sto scrivendo il primo. Poi sto scrivendo un altro libro, più impegnativo, che è la storia di Videomusic, ovvero la storia del primo esempio in Italia di televisione monotematica musicale.
D: Bello! A che punto sei della stesura?
R: Sto raccogliendo testimonianze da artisti italiani che abbiamo aiutato a lanciare nel mondo della musica: Luca Carboni, Zucchero, Ligabue…
D: Quanto durò l’esperienza Videomusic?
R: La tv ha durato 10 anni. Io ci sono stato per 7 anni.
D: Eri tra i fondatori?
R: Sì, insieme al mio amico di sempre Rick Hutton. Eravamo un bel gruppo di persone.
D: Ti ricordi come nacque l’idea?
R: Io e Rick lavoravamo già a Tele Ciocco. Ci incontrammo con Marialina Marcucci, che aveva l’intenzione di mettere in piedi un canale tematico legato alla musica. Nacque così.
“Ci incontrammo con Marialina Marcucci, che aveva l’intenzione di mettere in piedi un canale tematico legato alla musica”
D: È stata una bella esperienza, immagino…
R: A livello personale bellissima! Mi ha fatto entrare in confidenza con un’intera generazione di ragazzi. Conducevo per 6 ore al giorno e in più lavoravo dietro le quinte.
D: Dove era la sede?
R: A Castelvecchio Pascoli. Io vivevo lì, in sede.
D: Perché finì Videomusic?
R: Per motivi economici. Fu messa in vendita.
D: Persone che hai conosciuto e che ricordi con piacere?
R: Ho conosciuto 3 dei Beatles, i Rolling Stones, Madonna, David Bowie, che è il mio idolo assoluto.
D: Come ti sei comportato davanti al tuo idolo?
R: (ride) Con chiunque altro ho sempre mantenuto il tono professionale e ho sempre saputo cosa dire, ma di fronte a lui mi sono comportato come un fan e mi mancavano le parole!




D: Sei sposato?
R: Sono stato sposato per 7 anni con una ragazza di Lucca. Ho una figlia di 17 anni, Rebecca, con cui ho un bel rapporto.
D: Ti sei mai impegnato in politica?
R: Mi hanno chiesto 3 volte di candidarmi a sinistra, ma non ho mai accettato perché la politica non spetta a me e non fa per me.
D: Sei religioso?
R: Sono anglicano.
D: Meglio il matrimonio o la coppia di fatto?
R: Sono per il contratto matrimoniale, infatti sono divorziato! (ride) Posso dire che nei rapporti sentimentali è difficile tornare indietro.
D: Cosa ti piacerebbe fare in un futuro non troppo lontano?
R: Mi piacerebbe realizzare una versione estiva di Speak Easy, magari in un agriturismo in Toscana, nella provincia di Pisa, dove i ragazzi potrebbero, nell’arco di tempo di 2 mesi estivi, imparare l’inglese dalle canzoni e dai musical.
D: Cosa fai nel tempo libero?
R: Guardo film. Sono appassionato di cinema, soprattutto Alfred Hitchcock e Stanley Kubrick. Poi mi piace molto cucinare, sperimentare in cucina con pesce e verdure.
D: Come mai, dopo 33 anni in Italia, conservi ancora l’accento inglese?
R: Perché per scelta ho sempre rifiutato di adottare l’accento toscano. Poi lo sai che gli inglesi sono isolani: non mollano mai l’accento!




Chi è Clive
Nato in una famiglia di musicisti in Sussex, Inghilterra, e cresciuto artisticamente con la prima (e all’epoca l’unica) televisione musicale, Videomusic, Clive si afferma dalla seconda metà degli anni Ottanta come protagonista del nuovo modo di fare e di intendere la televisione: follia, simpatia, immediatezza, per un modo giovane e intelligente di apparire in video, professionismo con il gusto di mai prendersi troppo sul serio. Chi non si ricorda di Heavy con Kleever dove Clive indossava i panni di un metallaro convinto, o di Telemontepecora dove Rick e Clive hanno fatto belare Tina Turner e Joe Cocker? Oltre alla sua presenza determinante come VJ a Videomusic, Clive è stato protagonista o co-conduttore negli anni Ottanta di: World Video Music Awards, Estate Rock su Rai1; Una Notte all’Odeon; So To Speak divertente corso di lingua e costume inglesi con Gabiria Brandimarte dalla Corrida di Corrado su Italia 1; Leonardo su Italia 1; Hotline Magazine musicale sul canale satellitare Superchannel; Yes I Do su TeleMonteCarlo. Dal 1991 al 1994 Clive è testimonial in tv e Radio per birra Sans Souci. Dopo aver passato gli anni Ottanta in televisione in mezzo ai Duran Duran, Spandau Ballet e Depeche Mode, dal 1990 si dedica alla radio. Nel 2008 presenta l’edizione italiana dei Grammy Awards per Sky. Dal 1998 a luglio 2000 Clive realizza un breve programma quotidiano su Radio Deejay dal titolo Wordaday: l’inglese attraverso la musica, che poi diventa Speak Easy su Radio Monte Carlo, dove dal 2000 al 2002 conduce anche Monte Carlo Nights con Kay Rush. Nel 2009 tiene lezioni di comprensione e pronuncia ai cantanti di X Factor. Speak Easy (corso d’inglese a suon di musica) in 14 numeri esce in edicola con Famiglia Cristiana nel 2010 e nel 2011 con Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport con Piero Chiambretti nelle vesti del pupillo e Elizabeth David come Regina Elisabetta. Speak Easy, che nel 2011 ha festeggiato 10 anni, va in onda più volte al giorno su Radio Monte Carlo e in versione web tv sul sito dell’emittente. Dal successo radiofonico nasce Speak Easy School Roadshow, spettacolo didattico-divertente-musicale che Clive porta negli istituti scolastici di tutta Italia, inaugurato all’Università Bocconi di Milano.




Li torturo tuttiiiii!!!
Ti piacerebbe essere torturato, ehm… intervistato da me?
Ti piacerebbe parlare di te e raccontare ciò che fai, la tua attività, la tua professione?
L’intervista ti farà uscire dall’invisibilità!
Dai un’occhiata a come funziona! –> Cosa posso fare per te
*Cosa puoi fare per me?*
• condividere questo articolo sui tuoi canali social
• inoltrare il link ai tuoi contatti whatsapp
• lasciare un commento in fondo all’articolo stesso
• iscriverti alla Newsletter per non perderti nessun articolo! Compila il form in home page