Ultimo aggiornamento 18 Maggio 2022

Donne speciali nel mondo della cartapesta del Carnevale di Viareggio

L’INTERVISTA
pubblicata sul magazine Paspartu 1 agosto 2014

Le presenze femminili nel mondo della cartapesta viareggina.
Tante voci di donne speciali, che ci hanno raccontato la propria esperienza a contatto con il Carnevale di Viareggio.
Donne che hanno accettato l’invito a raccontare il proprio lavoro che ruota intorno al mondo della cartapesta viareggina, insomma le donne che contribuiscono ogni anno alla creazione della magia del Carnevale di Viareggio, che ci hanno raccontato il dietro le quinte di un mestiere ancora in buona parte percepito al maschile.

Riportiamo fedelmente il loro racconto, che è come una storia che ha un filo conduttore e che scorre liscia da sola, senza bisogno di essere interrotta da troppe domande…

Marzia Etna

Domanda: È vero che il mondo della cartapesta è maschile?
Risposta: Il mondo dei carri è maschilista. I carristi maschi, si sa, non accettano le donne che fanno il loro stesso mestiere. È così, c’è poco da dire!

Silvia Cirri

D: Come si inizia a fare questo lavoro?
R: Io anni fa facevo l’aiuto bagnino, ora pitturo i lavori di Umberto e Stefano Cinquini. Oggi è un lavoro, ma iniziai per caso, come si dice “dando una mano”…

donne con le mani in carta silvia cirri 1
Silvia Cirri
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Silvia Cirri

Priscilla Borri

D: Qual è la sequenza delle operazioni da fare nella costruzione di un carro?
R: Si parte dal bozzetto. Se si sceglie di lavorare la carta a calco, si usa un procedimento differente dagli altri. Prima si costruisce una struttura in ferro e giunco, poi si fanno i modelli in creta, poi si passa al modello in gesso e infine si parte con la carta a calco, che si applica a strati successivi, secondo un’antica tecnica nata proprio a Viareggio.

D: Tu di cosa ti occupi in particolare?
R: Io sono una figura jolly all’interno della nostra azienda. Mi occupo dell’aspetto amministrativo, della gestione del personale. Poi, per quanto riguarda il laboratorio, collaboro e prendo parte a tutte le varie fasi.

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Priscilla Borri
cinzia donati giornalista e blogger 2

Sono Cinzia.
Faccio – con calma! – la giornalista e la blogger, con un occhio attento alla socialsfera.
Amo intercettare e raccontare persone, personaggi e luoghi da scoprire attraverso le interviste, che chiamo scherzosamente “torture”!

Sono appassionata di tecniche e interventi mirati a dare visibilità, come ad esempio la tortura personalizzata o il corretto uso dei social.
Contattami! oppure guarda i miei servizi qui

D: Non sei viareggina…
R: No. Vengo da Firenze. Mi sono appassionata da sempre alla modellazione in creta e alla realizzazione degli stampi. Ho vissuto fino a 30 anni a Firenze, ora ne ho 42. A Firenze ho compiuto gli studi in campo artistico, poi ho insegnato Anatomia in un’Accademia e successivamente mi sono trasferita a Viareggio, chiudendo tutta la mia vita a Firenze.

D: Il passaggio da Firenze a Viareggio è stato difficile?
R: Diciamo che la questione non è stata semplice da gestire, perché Simone (Politi, carrista, NDR) aveva la sua storia con Federica Lucchesi e la cosa è stata dolorosa e difficile da far accettare alla città. Non è un mistero, io sono stata vista un po’ come la terza incomoda, cosa che mi porto dietro ancora oggi.

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Priscilla Borri

Eleonora Francioni

D: Neanche tu sei viareggina…
R: Sono fiorentina, approdata dieci anni fa a Viareggio. Ho iniziato con il mio compagno Antonio (Mastromarino, NDR) a lavorare a costruzioni di altri carristi. Poi ognuno di noi ha portato avanti la propria attività.

D: Il carro è tuo…
R: Diciamo che è vero che il carro lo firmo io, ma il mio è un lavoro di staff e anche a quattro mani con il mio compagno.

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Eleonora Francioni

D: È un lavoro impegnativo?
R: Arrivare a lavorare alla prima categoria è difficile. È un lavoro molto duro, massacrante. Io sono una persona fisicamente gracile e per me è particolarmente difficile: sollevare pesi è dura! Comunque la scelta, quest’anno, di non fare una mascherata è stata dura.

D: Si fanno ancora scenografie per la tv?
R: Poche. Io personalmente no!

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Eleonora Francioni

Giovanna Bonoldi

D: Parlaci della tua esperienza con Le Botteghe della Cartapesta…
R: Abbiamo colmato la lacuna dei gadget e dei souvenir, che prima di noi non si facevano. Abbiamo creato l’oggetto piccolo, per il turista ma anche per il viareggino. Nove anni fa nacque il progetto Le Botteghe della Cartapesta, ad opera di una cooperativa sociale finalizzato alla cartapesta. Questo progetto è stato sposato dalla Regione Toscana e dalla Provincia di Lucca. Nel 2005, il gruppo di lavoro iniziale faceva anche formazione per i ragazzi che volevano imparare l’arte della cartapesta, con Federica Lucchesi.

D: Al momento, di cosa ti occupi?
R: Ora mi occupo dell’organizzazione della cooperativa, al cui interno ci sono anche ragazzi disabili. I tempi sono duri, ma per ora riusciamo ad andare avanti.

Valentina Galli

D: Come si concilia cartapesta e famiglia?
R: Conciliare famiglia… Beh… Io sono una figlia d’arte! Lavoro con mio padre e sono l’altra metà di quello che è il carro. Noi siamo una dinastia lunga e a volte il cognome diventa quasi un fardello, perché ti devi mantenere su un certo livello che le persone si aspettano da te.

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Valentina Galli

D: Come hai iniziato?
R: Finita l’Accademia, ho detto a mio padre che volevo lavorare con lui…

D: E lui?
R: Mi ha messo in mano una saldatrice! Io abbozzo le modellature, faccio il colore, la parte tecnica, diciamo che faccio un po’ di tutto! Ci tengo in particolare a dire che ho vinto il “Premio Mei” per la miglior tesi “La teatralizzazione del Carnevale”, conferito dalla F.I.C. Federazione Italiana Carnevali.

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Valentina Galli

Cristina Etna

D: Come hai iniziato?
R: Siamo partite, con mia sorella Marzia, anni fa, con la maschera isolata. Poi abbiamo iniziato a fare le mascherate. Oggi aiuto mia sorella, ma la cartapesta per me non è una professione. Ho dovuto fare altre scelte. Sia che si tratti di mascherate, sia che si tratti di carri, in ogni caso ci vuole comunque uno staff che lavora.

Debora Codecasa

D: Tu sei una sarta che si occupa dei costumi dei carri. Com’è il rapporto con i carristi?
R: Le sarte sono le uniche donne accettate dai carristi!

D: Sono tante?
R: Sì, sono tante.

D: Lavorano tanto?
R: Fanno le nottate. Come me! È un percorso vorticoso, ma a me piace molto. Ogni volta che entro in un hangar, respiro l’aria magica del Carnevale.

D: Il resto dell’anno cosa fai?
R: Faccio la fame! (ride) In estate faccio il miele.

D: Come funziona con i carristi?
R: Realizzo quello che mi propongono da bozzetto. Lavoro insieme al mio compagno, sarto anche lui. Riguardo alla prima domanda, devo dire che ho lavorato per tanti carristi e che ho litigato quasi con tutti! (ride)

Adele Marra, giornalista e social media editor, ha organizzato, insieme a Emma Viviani, un ciclo di incontri che ha avuto come protagoniste le donne, invitate a condividere le proprie testimonianze sul tema del lavoro e del cambiamento professionale. Durante questi incontri, abbiamo avuto il piacere di fare la conoscenza di tante donne speciali.

Questa che leggete sopra, come specificato in incipit, è un’intervista del 2014. Da allora molte cose sono cambiate. Abbiamo voluto comunque rispettare il nostro progetto di riproporre le interviste già pubblicate sul magazine Paspartu, lasciandole nella loro forma originale.
Vi preghiamo perciò di scusarci se alcuni dettagli, oggi, non corrispondono più alla vita di tutti i giorni.

Li torturo tuttiiiii!!!
Ti piacerebbe essere torturato, ehm… intervistato da me?
Ti piacerebbe parlare di te e raccontare ciò che fai, la tua attività, la tua professione?

L’intervista ti farà uscire dall’invisibilità!
Dai un’occhiata a come funziona! –> Cosa posso fare per te

*Cosa puoi fare per me?*
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