Ultimo aggiornamento 18 Maggio 2022
SPECIALE FESTIVAL TEATRO CANZONE GIORGIO GABER
pubblicato sul magazine Paspartu 16 agosto 2011
In occasione della settima edizione del Festival Teatro Canzone Giorgio Gaber, abbiamo avuto il piacere di scambiare due chiacchiere con i vari protagonisti…
Dalia Gaberscik
L’organizzatrice, ci ha raccontato le due novità di quest’anno. La prima che a partire da questa edizione non ci sono più gli artisti del teatro canzone, ma solo grandi ospiti che omaggiano Gaber e il suo pensiero. La seconda che quest’anno il Signor G, che nasceva nel 1971 al Piccolo Teatro di Milano, compie 40 anni.





Sono Cinzia.
Faccio – con calma! – la giornalista e la blogger, con un occhio attento alla socialsfera.
Amo intercettare e raccontare persone, personaggi e luoghi da scoprire attraverso le interviste, che chiamo scherzosamente “torture”!
Sono appassionata di tecniche e interventi mirati a dare visibilità, come ad esempio la tortura personalizzata o il corretto uso dei social.
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Enzo Iacchetti
Conduttore della due-giorni, come ormai da tradizione, ENZO IACCHETTI, che sottolinea: “la concorrenza dei presentatori che vorrebbero fare il Gaber è sempre più numerosa, invece anche quest’anno ci sono io! Una cosa che vorrei far notare è che ci sono personaggi che potrebbero sembrare non interessati a Gaber, che poi invece ci omaggiano della loro presenza e ci sorprendono positivamente”.
Cristiano De André
Onorato di essere al Gaber, dice: “Gaber e mio padre si stimavano moltissimo reciprocamente. L’affinità che c’era fra loro due è la grande passione per la scrittura, per la poesia, per il teatro, per l’arte e la voglia di riuscire attraverso questi mezzi a scrivere la realtà e cercare di modificarla in meglio. Entrambi hanno avuto questa grande coerenza e per questo sono punti di riferimento per le nuove generazioni. Li accomuna anche l’anarchia di fondo che avevano. Oggi dire la parola “anarchia” sembra un insulto, ma è soltanto la voglia di un po’ più di consapevolezza nei confronti del prossimo. Sono due menti che in un certo senso la pensavano allo stesso modo”.




“Gaber e mio padre si stimavano moltissimo reciprocamente” (Cristiano De André)
Enrico Ruggeri
Qui per la seconda volta (la prima nel 2006), dice: “Sono contento che tipi di rassegne come questa siano particolarmente seguite dalla carta stampata. È bello condividere il palco con persone di diverse generazioni. Uno dei grandi compiti degli artisti degli ultimi 40 anni è di dire delle cose trovando il modo efficace per farlo. Gaber si è preso cura dell’universo degli sconfitti, così come De André, spesso ha parlato degli sconfitti non dal punto di vista competitivo, ma di quelli che credevano di avercela fatta, cioè coloro che per inseguire qualcosa che pensavano servisse per affermarsi in società, hanno in realtà perso se stessi. Gaber ha avuto per primo l’acume di trattare questo tipo di disagio”.




Emma
Sente molto il fatto che le persone spesso hanno verso di lei un pregiudizio legato al fatto che si sia affermata uscendo da un talent show: “Ho accettato di venire qui perché è un onore cantare i brani di Gaber e non per dimostrare qualcosa a qualcuno. Mi ritengo una ragazza di oggi, ma con le radici della musica italiana nel cuore. Non sono nuova a questa musica perché sono cresciuta ascoltando i cantautori italiani. Spero di aiutare a vincere il pregiudizio che c’è verso i giovani che escono dai talent show”.




PFM – Franz Di Cioccio
La PFM e Gaber si sono trovati sullo stesso cammino. In particolare, Franz Di Cioccio racconta: “Ho partecipato a una serie di film dove io interpretavo il discografico e Giorgio era il rocker, l’anima buona della musica, che girava con la macchina scassata e la chitarra e cantava le canzoni di Elvis per guadagnarsi i soldi. Ogni tanto incontrava Ombretta e le diceva delle buone parole. Era la Milano degli Anni Cinquanta e se ci ripenso in parte mi viene da ridere!”.




J-Ax
Cogliendo l’essenza del Signor G, dice: “Ascoltando certe canzoni di Gaber si capisce che alcuni handicap culturali di questo paese sono rimasti tali e quali e che negli ultimi 30-40 anni non sono cambiati”.




Marco Mengoni
Emozionato MARCO MENGONI: “Praticamente sono nato ieri, ma attraverso i miei genitori conoscevo già Gaber in senso artistico. Riscoprirlo adesso e trovare la sua attualità è veramente spiazzante. Questo suo unire il teatro, l’estetica, la gestualità, gli occhi alla canzone, è davvero incredibile!”.




Daniele Silvestri
“È banale da dire, ma sono felice di esserci. “Io non mi sento italiano” è una piccola verità che tutti, prima o poi, dovrebbero cantare. Io non canto quasi mai cose di altri, perché in genere mi piace troppo l’originale e non mi va di rifarlo. Inizialmente quindi non mi sentivo giusto per cantare Gaber, ma poi mi sono ricreduto e mi è rimasto stampato dentro”.




Ornella Vanoni
Chiude la carrellata di artisti: “Sono molti anni che ho smesso di avere paura. Adesso, quando salgo su un palco, lo faccio con una gioia infinita e come viene viene! Quello che ci accomuna in questa emozione, però, non è il fatto di cantare, ma di avere un paragone a cui pensare: non bisogna imitare Gaber, bisogna essere il suo pensiero. Lui era un grande attore che cantava, la sua tenuta di scena non era quella di un cantante, ma di un attore. Perché sono qui? Perché quest’anno mi hanno invitata! Vorrei dire comunque che la cosa di Giorgio che a me piaceva molto era la sua dolcezza infinita, oltre all’ironia, l’intelligenza, la cultura, lo spirito… Giorgio era un uomo molto dolce. Si divertiva sul palco e passava da una canzone tragica ad una da buttarsi per terra dalle risate con estrema facilità: questa era una grande ricchezza che lui aveva”.




“Giorgio passava da una canzone tragica ad una da buttarsi per terra dalle risate con estrema facilità” (Ornella Vanoni)
FOTO DI ELENA TORRE
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