Ultimo aggiornamento 18 Maggio 2022
SPECIALE FESTIVAL TEATRO CANZONE GIORGIO GABER
pubblicato sul magazine Paspartu 16 agosto 2012
In occasione del Festival Teatro Canzone Giorgio Gaber 2012, durante la conferenza stampa di presentazione, abbiamo avuto il piacere di scambiare due chiacchiere con i vari protagonisti.
Dalia Gaberscik
Alla domanda se ha pensato di trasferire il Festival in altra località, risponde: “Mio papà ha scelto di vivere e morire qua e noi non abbiamo intenzione di fare diversamente. Questa manifestazione è nata qua. È clamoroso che tutti gli artisti che vengono qui lo fanno esclusivamente per generosità e per affetto: l’approccio è gratuito. Per noi questo è tantissimo, però certo se il sostegno delle istituzioni dovesse non esserci più, dovremmo cercare un’altra casa. Il nostro obbiettivo è di rimanere fortemente ancorati alle istituzioni perché crediamo che la divulgazione sia un dovere della cultura. Ogni anno la sfida si ripete, il clima sul palco è magico e a volte non avere la televisione è un dispiacere. Per il decennale… Mina non sarebbe male!” (ride)
“Per il decennale… Mina non sarebbe male!” (Dalia Gaberscik)


Sono Cinzia.
Faccio – con calma! – la giornalista e la blogger, con un occhio attento alla socialsfera.
Amo intercettare e raccontare persone, personaggi e luoghi da scoprire attraverso le interviste, che chiamo scherzosamente “torture”!
Sono appassionata di tecniche e interventi mirati a dare visibilità, come ad esempio la tortura personalizzata o il corretto uso dei social.
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Gigi D’Alessio
“Ho minacciato il mio amico titolare della Lambretta perché regalasse alla Fondazione Gaber la storica Lambretta di Cerutti Gino, che questo mio amico aveva acquistato a un’asta anni fa, soffiandola appunto a Dalia. Comunque diciamo che mancavo solo io al Gaber! (ride) Sono felice e orgoglioso di essere qui. Gaber ha scritto dei capolavori e secondo me era più semplice di quanto si possa immaginare. Un uomo di grande cultura, ma anche di grande semplicità. Oggi scriviamo 1700 canzoni in un giorno e non succede niente, lui scriveva una canzone e ci campano ancora sopra! (ride) Mi sono detto: ‘Sì, ci posso stare al Festival di Gaber’. Credo che sia una bella cosa, soprattutto che una figlia ricordi suo padre.”

Max Pezzali
“Per me Gaber è l’immagine di quando avevo 5 anni. Io sono del 67. È lo straordinario personaggio che cantava una canzone che per me allora suonava come una canzone per bambini. Era “La libertà”: poi ho capito che parlava di un concetto straordinario. La capacità di Gaber secondo me era quella: parlare a volte di cose di una complessità incredibile e riuscire a renderle godibili per tutte le età. La capacità di arrivare a tutti: quando accade vuol dire che sei un grandissimo artista della parola e della musica. Di Gaber ho scelto “Pressione bassa” perché l’80% della mia vita ha questa colonna sonora, nel senso dell’incapacità di reagire di fronte al delirio del mondo circostante, chiedersi se sia il caso di rimanere a letto!”


Syria
“Ho bussato alla porta del Festival e mi sono proposta perché da un po’ di tempo desideravo cimentarmi con Gaber, ma non lo facevo per rispetto. Ho scoperto il Signor G. molto tardi, mi sono appassionata e ho sentito il desiderio di approfondire la storia di questo grande uomo che ho osservato e ascoltato e ho scoperto essere il migliore amico delle persone e dei suoi ascoltatori.”

Pacifico
“Sono felice dell’invito a partecipare al Festival, perché è stata un’occasione di studio approfondito di Gaber. Ho capito una cosa di lui: secondo me non è mai stato sbrigativo.”


Mario Biondi
“Chi l’avrebbe detto di potercela fare con un artista così grande come Gaber? Generazionalmente ho vissuto Gaber da ragazzino, non capivo forse chi era e non capivo quel suo profondo animo artistico e tutte le sue sfaccettature. Forse non sono riuscito a prepararmi in maniera eccezionale…”

Leonardo Pieraccioni
“Ho avuto la sfortuna di non vedere Giorgio Gaber dal vivo e di non conoscerlo. Tutte le volte che mi hanno proposto di conoscere un artista che stimavo tanto, sono sempre stato abbastanza titubante perché spesso e volentieri gli artisti di persona non sono mai all’altezza delle cose che scrivono. Invece mi raccontano di un Gaber altrettanto intelligente nella vita quanto sul palco. Io sono di quella generazione che l’ha sempre seguito e continua a seguirlo. Non è mai stato un autore difficile, era trasversale, arrivava e arriva a tutti. Secondo me i suoi testi sono meno forti rispetto a lui: era uno di quegli attori che sapeva sottolineare in modo magistrale quello che stava dicendo. I testi sono belli da 10, ma le sue interpretazioni sono da 12. Caro giovane ventenne, nella vita ci sono Pirandello, Maradona, Pelè, Cassius Clay e poi c’è anche Giorgio Gaber. Se gli altri li hai visti tutti in televisione, Gaber è più raffinato e lo devi andare a cercare.”
Samuele Bersani
“A 8 anni a Cattolica ho visto Gaber in teatro. I miei genitori avevano tutti i suoi dischi e quindi mi sono approcciato subito con il suo repertorio. Le canzoni di Gaber e Luporini non sono mai comode, non sono mai rassicuranti. Da adulto mi sono fatto questa idea: ha sempre affrontato tematiche scomode, che magari anche altri cantanti avranno avuto in mente di affrontare, ma hanno evitato di farlo forse per paura di perdere qualche fan. Gaber era un artista, ma prima di tutto un uomo che metteva nei testi delle sue canzoni quello che come uomo gli faceva venire il brivido. Era diretto.”

Noemi
“Credo che Giorgio Gaber sia un grande simbolo. Un grande esempio perché ha seguito il proprio istinto e la propria anima e attraverso questo ha inventato un nuovo genere, un nuovo modo di fare teatro. Sono affascinata dalla volontà di essere se stessi al di là del successo.”


Nada
“Sono veramente contenta di essere qui. Devo ammettere che non conosco proprio tutto il repertorio di Gaber e non l’ho conosciuto personalmente. Quando c’era lui, io forse ero un po’ distratta e credo di essermi persa delle cose molto belle.”

Rocco Papaleo
“Il mio Gaber mi ha accompagnato nel mio crescere, dandomi sempre quello di cui avevo bisogno nelle varie fasi della vita che ho attraversato. Ho cercato di capire questa mia vocazione per il teatro-canzone perché l’idea di divertire la gente riempiendola di contenuti secondo me è l’attitudine più nobile e più interessante al giorno d’oggi. Ho assunto Gaber come fosse uno psicofarmaco! Così come cresceva lui, così crescevo anche io nel mio piccolo. Ho assistito a tutto il suo percorso. Ho avuto il primo impatto con lui come artista quando ero bambino, quindi nel momento in cui un artista non può arrivarti se non è sincero e limpido. Poi sono cresciuto e intanto lui si era creato il suo modo di esprimersi, così unico e così innovativo. Ho assistito da adulto a questa seconda fase. Ero già grande e avevo bisogno di altro ed ecco che Gaber mi ha servito su un piatto d’argento tutta la sua fantastica ispirazione, che aveva una fortissima radice sociale, esistenziale, filosofica e contemporaneamente la grandissima capacità tecnica di metterla in scena come sa fare il più fine e abile entertainer quale era.”

FOTO DI ELENA TORRE
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