Ultimo aggiornamento 18 Maggio 2022
L’INTERVISTA
pubblicata sul magazine Paspartu 16 novembre 2011
Scultore che predilige il bronzo, Eugenio Riotto, per esprimere i temi che più sente – la psicologia dell’uomo, il suo mondo interiore – elimina tutto il superfluo, compreso il dettaglio anatomico. Ha esposto le sue opere a Pietrasanta, Camaiore, Bologna, Cracovia, Firenze, Roma, New York, Cannes, Capoverde. Nel 2004 ha aperto uno studio a Pietrasanta.

D: Sei versiliese?
R: Di adozione. Sono nato in provincia di Palermo. A tre anni mi sono trasferito in Francia con la mia famiglia.
D: Come mai?
R: Mio padre aprì un’azienda agricola in Costa Azzurra, quindi, con i miei genitori e i miei due fratelli più grandi, ci trasferimmo là. E proprio là è nata la mia passione per l’arte.
D: Ricordi un motivo particolare che ti ha fatto avvicinare all’arte?
R: Il posto dove andai a vivere, lì in Francia, era il luogo dove Van Gogh realizzò i suoi paesaggi più famosi. Un posto bellissimo. Avevo dodici anni e rimasi letteralmente impressionato dalla pittura di Van Gogh.
D: Poi quando sei tornato in Italia?
R: Avevo quindici anni. Mio padre decise di comprare un’azienda agricola a Viareggio.
D: Intanto studiavi e ti dedicavi all’arte?
R: Chiesi ai miei genitori di iscrivermi a una scuola d’arte, ma mio padre, da buon contadino, disse: “Non ci penso neanche, perché di vagabondi in casa mia non ne voglio”. Il mio lavoro, secondo lui, doveva essere quello di lavorare nei campi.
D: Come hai fatto a coltivare la tua passione?
R: Finché ho lavorato nei campi, mi ci sono dedicato come hobby. Però questa situazione mi andava molto stretta, perché la mia era una vera e propria passione. Nel tempo libero stavo sempre a disegnare…
“Chiesi ai miei genitori di iscrivermi a una scuola d’arte, ma mio padre, da buon contadino, disse: Non ci penso neanche”








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D: Poi cosa è successo?
R: Un amico mi presentò un professore ottantenne che aveva uno studio d’arte a Viareggio, Carlo Oreste Strocco. Gli portai un dipinto e alcuni disegni. Mi propose di andare da lui per imparare, la sera dopo cena. Così è stato e per sette anni ho preso lezioni da lui, per apprendere le tecniche pittoriche. Gli devo tutto. L’ho seguito passo passo fino alla sua morte… Aveva centouno anni ed è morto tra le mie braccia…
D: Dopo le sue lezioni, ti sei dedicato alla pittura?
R: Più o meno avevo ventidue anni quando lui disse che ero pronto, così mi presentai con i miei dipinti da un viareggino, che aveva una galleria d’arte davanti all’Hotel Royal. Lui guardò i miei dipinti e mi disse di realizzare un centinaio di paesaggi marini, perché in Versilia si vendevano quelli, poi quando sarebbero stati pronti, avrei dovuto portarglieli e lui avrebbe scelto quelli che gli piacevano. Questo colloquio fu fatale per me: smisi con la pittura!
D: Perché?
R: Perché non mi piaceva quel tipo di commercio sull’arte. Mi sarei annullato come artista. Decisi, in quel momento, di tenere l’arte come passione.
D: Quindi per hobby?
R: Sì. Mi sono sposato e ho fatto dei lavori lontani dall’arte per mantenere la mia famiglia. Ho fatto il barista, ho avuto un negozio di alimentari… Poi l’arte è tornata nella mia vita…
D: In che modo?
R: Un amico carrista, Eros Canova, che sapeva della mia passione, mi propose di dedicarmi al Carnevale e alla modellatura della cartapesta. Ricordo che avevo più di trenta anni, andai nel suo hangar, presi la creta e composi qualcosa. Ricordo perfettamente la magia di quel momento! Mi ero dedicato sempre alla pittura e avevo deciso di coltivarla come passione. Ma appena presi in mano la creta, con quella sensazione di avere in mano qualcosa che si fa modellare, fu davvero un colpo di fulmine! In sette anni ho modellato tantissimi mascheroni per il Carnevale di Viareggio. Ho vinto anche un primo premio come maschera isolata…
D: Quale?
R: Si chiamava “Nel nome della rosa” e raffigurava Marco Pannella vestito da frate.
“Un amico carrista, Eros Canova, che sapeva della mia passione, mi propose di dedicarmi al Carnevale e alla modellatura della cartapesta”




D: Quindi la passione per la scultura nasce a Viareggio?
R: Sì. Con la creta e il Carnevale. A questo punto decisi di trasferirmi a Pietrasanta per dedicarmi alla scultura. Iniziai a collaborare con altri artisti: facevo i bozzetti delle opere, cioè facevo l’assistente. Poi nel 2003 decisi di realizzare solo cose mie e di abbandonare il ruolo di assistente.
D: La prima mostra personale?
R: A Camaiore, in piazza, in estate. Ventiquattro sculture di gesso bianco e nero, sul tema dell’amore. Nel 2004 poi esposi a Pietrasanta in Sant’Agostino.
D: Come arrivi al bronzo?
R: Fino qui non me ne ero mai occupato, perché coltivando la scultura come hobby, non potevo permettermi i costi del bronzo. Lo sognavo da tempo, ma non potevo per motivi economici, sarebbe stato un investimento rischioso. Poi invece, vendendo alcune sculture, ho potuto iniziare con il bronzo e questo è il momento di “Amanti Alati”, una scultura alta tre metri, in bronzo appunto, che mi ha dato tantissime soddisfazioni. Alcune persone si sono fatte fare il tatuaggio della mia opera!
D: Dove si trova adesso?
R: Ne ho vendute due a due collezionisti.
D: Un tuo pregio?
R: La mia passione per l’arte è vera.
D: Un difetto?
R: La testardaggine.
D: Politica?
R: Non sono impegnato politicamente. La migliore politica la fanno i bambini, perché sono sinceri. I politici di oggi si sono dimenticati di essere stati bambini. Sai cosa diceva Picasso?
D: Cosa?
R: I bambini sono tutti artisti, peccato che poi crescono!
D: Sei religioso?
R: Credo che ci sia qualcosa sopra di noi, ma non sono praticante.
D: Un cruccio?
R: La società che diventa sempre più materialista. I giovani si riconoscono negli oggetti e nelle firme, vanno dietro a qualcosa deciso da altri, mancano sempre più di identità personale.
D: A cosa ti stai dedicando adesso?
R: Sto preparando una mostra che si farà a Miami. Là ci sono ancora persone che comprano opere d’arte.
D: C’è crisi?
R: Terribile. Si vendono pochissime opere d’arte. Alcuni miei colleghi di Pietrasanta hanno chiuso lo studio.
D: Esponi all’estero?
R: Sì. In Italia la situazione sta peggiorando. A maggio/giugno ho esposto in Portogallo, a Ponte de Sor, in uno spazio museale. Ho portato venti sculture, diciotto bronzi e due marmi, ispirate alla poesia “Chant d’autumne” di Charles Baudelaire. Lì ho tenuto anche un corso di disegno a carbone a ventisei bambini del luogo. E’ stata un’esperienza fantastica che sicuramente ripeterò.
D: In Italia?
R: Mah… Penso sia impossibile.
D: Altri luoghi dove hai esposto?
R: New York, Cracovia, Mosca, poi in Spagna, Germania, Lussemburgo, Polonia, Argentina. Non sono profeta in patria!




“Amanti Alati, una scultura alta tre metri, in bronzo, che mi ha dato tantissime soddisfazioni”
Chi è Eugenio Riotto
Eugenio Riotto nasce a Petralia Soprana (Palermo) il 12 giugno 1951. Pochi anni dopo si trasferisce con la famiglia a Roma e successivamente a Hyéres, in Costa Azzurra (Francia), dove scopre la propria vocazione artistica. Nel 1966 torna in Italia e si stabilisce a Viareggio. Qui incontra Carlo Oreste Strocco, allievo di Giacomo Grosso ed ex docente presso l’Accademia Albertina di Torino, che gli insegna la storia dell’arte, il disegno dal vero a carboncino, il disegno a pastello e la pittura ad olio. A 23 anni Riotto ha il primo contatto con una galleria d’arte di Viareggio, che gli chiede di dipingere marine: il giovane artista rifiuta. Trasferitosi a Sarzana (Liguria), partecipa a esposizioni collettive, quindi torna in Toscana e si stabilisce a Pietrasanta (Lucca). E’ qui che si accosta alla scultura. In realtà, da sempre Riotto è colpito più dai volumi che dai colori, approccio già insito nelle sue opere pittoriche. A partire dal 1993 realizza personali a Pietrasanta, Camaiore, Pontremoli, Bologna, Cracovia; sue opere sono esposte a Firenze, Roma, New York, Cannes, Capoverde (Portogallo). Il 13 dicembre 2004 apre un proprio studio a Pietrasanta e inizia il suo percorso artistico più coerente e personale, salutato dal favore unanime della critica.
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grazie per avermelo fatto conoscere attraverso le immagini delle sue opere.Approfondirò.
Ciao Daniela