Ultimo aggiornamento 13 Settembre 2023
“Voglio raccontare questa donna, un po’ diversa, Eva, che davanti a questi monti in un vecchio casolare di due stanze è nata ottantatre anni fa.
Un caminetto per riscaldarsi e per cucinare, vecchie foto ai muri e una radio per ascoltare Radio Maria ti accolgono quando entri nella sua casa. In questo luogo solitario sulle Alpi Apuane, da cui si vede il mare, le sue giornate le passa ad accudire le sue pecore, a coltivare la terra e a parlare con i suoi cani.
Se arrivi fin qua dopo un sentiero di mezz’ora, ti accoglie con una certa diffidenza, ma poi ti racconta di quando andava in paese a portare il formaggio, della sua mamma e dei suoi fratelli che ora non ci sono più e dei dottori che non sa nemmeno chi siano.
Eva la prima donna, Eva l’ultima pastora che vive in un paradiso terrestre.”
(Giovanni Nardini)
Giovanni Nardini ci presenta così il suo progetto dedicato a questa donna incredibile.
Un progetto che è una testimonianza, che dipinge il ritratto di una bella persona, di quelle che, se sei fortunato, incontri una sola volta nella vita.

“Ti accoglie con una certa diffidenza, ma poi ti racconta…”




5 domande a Giovanni Nardini
1. Possiamo dire che le foto di Eva sono un’esperienza unica?
Sicuramente, credo che al di là di qualche foto, nessuno sia riuscito a realizzare un racconto, se pur parziale, su Eva. Molti si sono meravigliati che sia riuscito a realizzare questo lavoro. Per questo credo che il libro pubblicato dalla casa editrice Pezzini sia una testimonianza unica della vita di questa donna.




2. Come nasce l’idea?
Avevo sentito parlare, da persone che conoscevo, di questa pastora che viveva quasi da eremita a Campallorzo, ma mi avevano anche avvertito che non sarebbe stato facile fotografarla data la sua diffidenza. Però io amo raccontare storie di questi personaggi fuori dagli schemi comuni e in particolare della civiltà contadina e si inseriva in un lavoro che stavo realizzando sui pastori della Lucchesia.




3. Ci può raccontare l’iter di come si è svolta la realizzazione di questo progetto fotografico?
A differenza di altri miei lavori, l’iter non è stato lungo, anzi direi piuttosto breve. Con Eva bisognava muoversi con discrezione e non essere troppo invadenti, non potevo andarci più giorni a fotografare, bisognava rispettare la sua scelta di vita e il suo carattere. Per questo tutto il lavoro fotografico si è svolto in due giorni, distanti pochi mesi l’uno dall’altro. Ho cercato però di cogliere momenti importanti della sua giornata e di far emergere il rapporto con l’ambiente in cui è vissuta per più di ottanta anni.
“Bisognava rispettare la sua scelta di vita e il suo carattere”




4. Dall’idea fino agli scatti finiti, quanto tempo è servito per realizzare tutto?
Le foto sono state scattate nel 2015. Nel 2019 ho realizzato due mostre: una a Pruno e l’altra a Pietrasanta e per l’occasione la casa editrice Pezzini ha realizzato il libro fotografico. La mostra a Camaiore direi che è stato il luogo ideale per raccontare la vita di Eva!




5. È stato facile oppure Eva era refrattaria alle foto?
Devo dire che, dopo qualche diffidenza, si è creato un rapporto di fiducia e si è lasciata fotografare con una certa naturalezza. È stata una bella esperienza, perché durante le foto mi raccontava molti aneddoti della sua vita e sono riuscito a interagire anche a livello umano.








“…ti racconta dei dottori che non sa nemmeno chi siano”
















“…ti racconta di quando andava in paese a portare il formaggio”








La mostra a Camaiore
La mostra – in cui sono state esposte queste foto di Eva – si è tenuta a Camaiore (Lucca) presso Palazzo Tori.
Per l’occasione è stata messa in vendita la terza edizione del libro “Eva la pastora di Campallorzo”, Edizioni Pezzini Viareggio.
La mostra, con il patrocinio del Comune di Camaiore, è stata organizzata dall’Associazione Campallorzo. Un gruppo di persone molto legate al territorio, alla sua salvaguarda ambientale e che cercano di valorizzare e tenere vive le tradizioni locali.
“Eva l’ultima pastora che vive in un paradiso terrestre”
Ecco un mio mini video della mostra:
E qualche mio scatto fotografico della mostra:




























Nota di aggiornamento:
Eva non vive più a Campallorzo.
Qualche anno fa si è sentita male e ora vive con la cognata in un’altra località delle frazioni collinari camaioresi.
A Campallorzo, resta la sua casa con la stalla.
Chi è Giovanni Nardini
Giovanni Nardini è nato e vive a Viareggio.
Laureato in Filosofia, si è avvicinato alla fotografia agli inizi degli anni Ottanta.
Attento osservatore della vita quotidiana, intende la fotografia come ricerca, strumento per raccontare in maniera personale realtà sociali e culturali della propria terra e non solo.
Legato alla fotografia in bianco e nero, i suoi interessi si sono concentrati nella rappresentazione e nella documentazione del mondo contadino della Lucchesia in tutti i suoi aspetti. Ha documentato con un lavoro di 60 immagini la strada e la cultura del vino nella sua terra.
Primo fotografo a entrare nel mondo chiuso e riservato dei Certosini della Certosa di Farneta, ha compiuto un reportage dal quale, nel 1998, la casa editrice Maria Pacini Fazzi di Lucca ha pubblicato il libro fotografico “La certosa di Farneta. Voci del silenzio”.
Non condizionato dalle logiche del mercato, si dedica alla produzione di libri e progetti che sente congeniali alla sua visione del mondo e che gli permettono di conoscere e approfondire la realtà. In questo senso nel 2007 pubblica il libro “L’Officina di Vulcano”, Franche Tirature Editore, un reportage sugli ultimi ferrieri della Lucchesia, e nel 2008 il libro “Fuoco D’Arte. Fonderie Artistiche a Pietrasanta”, Monte Altissimo Editore, un lavoro di 90 immagini sulle più importanti fonderie della città apuo-versiliese.
Convinto che la fotografia possa cogliere l’invisibile nel visibile, intorno al 2006 inizia un progetto articolato che ha come scopo quello di raccogliere le tracce labili che la vita lascia in vari contesti e che la fotografia salva dalla dimenticanza. Nascono quindi i lavori sui vecchi paesi della Lucchesia e dell’Italia, dal titolo “I paesi del silenzio”; la ricerca su Matera e la memoria contadina, dal titolo “Matera L’anima del sasso” e, tra il 2008 e il 2009, il viaggio all’interno dell’ex ospedale psichiatrico di Maggiano, ripercorso attraverso la lettura delle opere dello scrittore Mario Tobino, con la conseguente pubblicazione del libro “Luci d’Ombra. Viaggio per le antiche stanze dell’ex ospedale psichiatrico di Maggiano”, Pezzini Editore.
Nel 2011 pubblica il libro “Gli ultimi Calafati di Viareggio”, Pezzini Editore, un reportage su un cantiere viareggino che mantiene in vita, nella costruzione di barche di legno, le vecchie tecniche dei calafati.
Nel 2014 è tra i fotografi che insieme a Gianni Berengo Gardin sono invitati a Matera alla mostra evento “Radici e percorsi su Matera e dintorni”.
Nel 2015 esce il calendario “Fuoco d’Arte. Le Fonderie artistiche a Pietrasanta”.
Nello stesso anno espone una sua personale alle Murate Caffè Letterario di Firenze nell’ambito della rassegna di mostre Foto&Foto, curate dalla critica Elda Torres, con il lavoro “Parigi: uno sguardo umanista”.
Parallelamente a queste ricerche coltiva l’altra grande passione: la fotografia di strada, che lo porta a rappresentare la quotidianità delle più grandi città d’Europa e d’Italia.












www.giovanninardini.it
Alcune parti di questo articolo sono state pubblicate
nella rubrica Storie Di Vita
sul magazine Paspartu 1 ottobre 2017
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Bellissima intervista a NARDINI. ???brava CINZIADONATI ?. Le foto spettacolari. Suggestive. Bravo lui trasmettere con immagini emozioni. ????. Una piacere come sempre grazie ANTONANI
Grazie Antonella! Davvero! Un servizio fotografico unico! Giovanni Nardini ha documentato altre storie, oltre a Eva… Secondo me sono tutte spettacolari!