Ultimo aggiornamento 18 Maggio 2022
L’INTERVISTA
pubblicata sul magazine Paspartu 1 giugno 2011
Come si dice, “ognuno ha i suoi gusti”: c’è chi, per hobby, va a caccia, chi si dedica al decoupage, chi al ricamo. Ma c’è anche chi, a meno di trenta anni, va in giro alla ricerca di mappe stellari… Visto che detto così ci sembrava una cosa un po’ strana, abbiamo voluto approfondire l’argomento e abbiamo scoperto che invece l’argomento è decisamente serio!

D: Gabriele, ho sentito parlare di un tuo libro che racconta di una mappa stellare. Ma cosa si intende di preciso per “mappa stellare”?
R: È la decodificazione, attraverso l’astronomia, di un sistema di incisioni rupestri.
D: E il tuo libro in pratica di cosa tratta?
R: Racconta, in modo discorsivo e semplice, il rinvenimento di questa mappa stellare.
D: Spiegaci meglio…
R: In provincia di Lucca c’è un monticello che cela un mistero all’apparenza insolubile: Monte Cotrozzi e le sue incisioni rupestri fatte di fori, canaletti e coppelle uniti in un reticolato indecifrabile. Nessuno sa dare ragione di un simile enigma e le ipotesi di appassionati e ‘addetti ai lavori’ si arrendono prive di appigli scientifici e riscontri concreti. Per la prima volta nella storia di questo sito archeologico, io e Riccardo Simonetti (co-autore del libro) abbiamo raccolto una serie di dati attingendo alle più varie discipline: dall’archeologia alla storia dell’arte, dalla linguistica all’antropologia per giungere infine all’astronomia. Unendo i contributi di ogni singola scienza ha iniziato a delinearsi un percorso per interpretare quei segni misteriosi.
D: Quindi sul Monte Cotrozzi, che si trova al confine tra la provincia di Pisa e di Lucca, in pratica cosa c’è?
R: Si tratta di un sistema calendariale risalente a circa 6000 anni fa, in grado di dividere l’anno in due grandi stagioni, in funzione delle pratiche agricole e di culti religiosi rivolti principalmente al Sole.
D: Questo del Monte Cotrozzi è un esempio isolato?
R: No. L’eccezionalità e la forza della nostra ipotesi sta proprio nel voluminoso insieme dei diversi dati raccolti intorno a questo tipo di graffiti, che appunto si trovano in tutta la nostra zona montana, soprattutto sulle Apuane.
D: Il vostro studio è originale rispetto ad altri?
R: Diciamo che le conclusioni a cui siamo giunti sono profondamente nuove e ricche di imprevisti risvolti scientifici.
D: Quante discipline avete “scomodato” per arrivare alla vostra conclusione?
R: “Stelle di pietra”, il libro che racconta questo studio, è il risultato di più di tre anni di ricerche intorno a un gruppo di incisioni rupestri. Il lavoro è supportato da linguistica, mitologia, antropologia e giunge ad avvalersi dell’astronomia, che diviene l’unico filo rosso in grado di ricostruire un possibile significato al tutto.
D: Ok, più o meno è tutto chiaro. Mi chiedo: come ti è venuto in mente di dedicarti a una cosa del genere?
R: Ho la passione per l’archeologia e mi occupo di linguistica italiana. Sono iscritto a Lettere e mi mancano due esami. Per passione, quattro anni fa, nel tempo libero mi misi a studiare la lingua etrusca. Mi piace molto l’antichità, le lingue tipo il latino o il greco antico. Ho comprato un libro di grammatica sanscrita. Questo per dire che ho la curiosità e la grande passione di cercare di capire le nostre origini.
D: Non basta studiare la storia?
R: Quando si parla di popoli che sapevano scrivere, tipo i Romani, è facile: di loro si sa tutto perché hanno lasciato testimonianze scritte. Se andiamo più indietro nel tempo, c’è del buio. Per questo mi appassiona anche tutto ciò che riguarda il tempo prima della scrittura, quando cioè si usava la simbologia.
Nota: a questo punto credo che la mia faccia sia evidentemente stupita, perciò Gabriele aggiunge: Ma sai, sono cresciuto a pane e Piero Angela!
D: Adesso tutto si spiega! (Ride)
R: Il padre dell’antropologia contemporanea, Claude Lévi-Strauss, dice che l’uomo si distingue dall’animale perché vede in simboli, non perché parla. Cioè l’uomo riesce a vedere qualcosa attraverso qualcos’altro.
D: E in questo libro parli di questa tua passione, che, diciamocelo, non è esattamente come andare a caccia o a pesca, no?
R: (Ride) Nel libro racconto il risultato di questa mia passione. Non c’è nulla di inventato. Potrebbe essere considerato un saggio, ma per raccontare questo mio lungo studio iniziato nel 2007 e finito nel 2011, ho voluto usare un linguaggio semplice e narrativo, per essere comprensibile da tutti.
“In provincia di Lucca c’è un monticello che cela un mistero all’apparenza insolubile”

D: Senti ma come mai proprio Monte Cotrozzi?
R: Un collega di mio padre che vive lì vicino mi dette questa dritta. Mi disse che si vociferava di uno “stellario etrusco” sul Monte.
D: Cosa si intende per “stellario etrusco”?
R: Una specie di mappa celeste, cioè una raffigurazione di come era il cielo al tempo degli Etruschi, che si trova intorno alla cima del Monte Cotrozzi, su un’area abbastanza estesa. È come se fosse uno specchio del cielo al tempo etrusco.
D: Ma cos’è in pratica?
R: È una serie di fori nella pietra, profondi ognuno tra 5 e 11 centimetri e collegati tra loro da tanti canaletti. Fori e canaletti insieme formano questa mappa del cielo.
D: Questa mappa che hai studiato, non l’hai scoperta tu, vero?
R: No. È stata scoperta negli Anni Settanta da un ragazzo del posto. Dopo un incendio appiccato da un piromane, il Monte rimase pulito dalla vegetazione e sulle rocce affiorate furono visti questi segni, che sicuramente sono artificiali.
D: Quindi la tua scoperta cosa riguarda in particolare?
R: Io ho cercato di risalire alla datazione. Cioè di capire se si trattava di incisioni veramente antiche come si diceva oppure se erano recenti.
D: Quindi il collega di tuo padre ti disse che esisteva questa mappa. Tu cosa hai fatto al momento?
R: Mi sono recato sul posto con la mia mountain bike…
D: Per hobby naturalmente…
R: Certo! Sono andato a vedere questa cosa strana. In effetti vidi che le stelle ci si potevano riconoscere subito a occhio nudo, però da lì a dire che si trattava di incisioni etrusche, ce ne passava. Ho voluto provare a capire se fosse veramente una mappa stellare etrusca.
D: Quindi cosa hai fatto?
R: La prima volta che mi sono recato là, ho scattato diverse fotografie. Poi a casa ho cominciato a studiare qualche libro che parlava del Monte Cotrozzi e contemporaneamente anche a studiare libri sugli Etruschi, per capire se questo genere di incisioni potesse rientrare nella cultura etrusca.

Sono Cinzia.
Faccio – con calma! – la giornalista e la blogger, con un occhio attento alla socialsfera.
Amo intercettare e raccontare persone, personaggi e luoghi da scoprire attraverso le interviste, che chiamo scherzosamente “torture”!
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D: Sei sicuro che si tratti di incisioni artificiali?
R: Quello sicuramente sì. Sono fori profondi, che comunque richiedono tempo e fatica per essere fatti. Posso affermare con certezza che si tratta di incisioni che risalgono a un’epoca precedente quella romana, perché dai Romani in poi usavano altri modi più evoluti per esprimersi. Inoltre ho visto che questi sistemi di incisione sono molto diffusi sulle Apuane, in Liguria e tra Piemonte e Lombardia. Nella nostra zona insomma.
D: In che modo hai visto che ce ne sono altri simili nella nostra zona?
R: Ho cercato su internet foto simili a quelle scattate da me. Ne ho trovate tante, ma nessuno dà una datazione precisa alle incisioni.
D: Quindi ti sei chiesto se si trattasse davvero di qualcosa di etrusco?
R: Sì. Qui è entrata in campo la mia preparazione personale riguardo la ricerca linguistica. Ho cercato di capire se poteva esserci una qualche relazione tra i nomi di tutti i luoghi che ospitano queste incisioni…
D: Quindi?
R: Sì, ci sono dati in comune tra i vari luoghi. Attraverso questi nomi, ad esempio dei luoghi, dei relativi Santi, delle divinità pagane o celtiche, ho visto che si risaliva ad un’antica cultura celtica e che il filo comune di tutte queste incisioni è il Sole.
D: Ti sei recato diverse volte sul Monte Cotrozzi?
R: Sì, in tutti i momenti di tempo libero!
D: Quale strumentazione ti portavi dietro?
R: Partivo con la mountain bike, la macchina fotografica, alcuni paletti rossi e bianchi come quelli che usano i geometri, una bussola prismatica più precisa possibile per capire l’orientazione di questi segni, che è importante per stabilire se siano segni fatti a caso oppure no, un metro per misurare le dimensioni di rocce e incisioni, carta e penna.
D: E ogni volta che avevi tempo libero, andavi là…
R: Sì, però solo di mattina presto o sera tardi, cioè quando le ombre sono più lunghe.
D: Perché?
R: Perché queste incisioni sono fatte da cavità che con il tempo hanno subito l’erosione e che si vedono meglio quando il sole è più basso. Poi ad esempio su alcune rocce versavo dell’acqua per vedere se scorreva seguendo tracciati particolari. Segnavo queste cavità con dei gessetti da lavagna per evidenziarle e poterle fotografare.
D: Che tipo di bambino eri?
R: Volevo fare il paleontologo. Avevo già questa grande passione per la ricerca di cose antiche e nascoste. Quando andavo in vacanza, cercavo fossili nei vari posti dove mi recavo!

D: Adesso, a parte questa passione, cosa fai?
R: Mi dedico a finire l’Università e al mio lavoro in una casa editrice di Viareggio, dove mi occupo di editing e correzione bozze. Sono apprendista editor. Vivo a Lucca, appena fuori dalle mura, con mio padre, elettricista, mia madre, ragioniera, e mia sorella Agnese.
D: Finita l’Università cosa farai?
R: Mi piacerebbe continuare a fare l’editor, perché i libri sono il mio mondo. In genere sono un tipo di persona che si annoia, i libri ti permettono di muoverti pur rimanendo fermo!
D: Altri hobby, a parte le mappe stellari?
R: Per gli hobby ho poco tempo. Ho però delle valvole di sfogo. Ad esempio il giardinaggio è la mia terapia psicologica: mi rilassa e mi scarica.
D: Giardinaggio? Immagino non il giardinaggio qualunque che fanno tutti…
R: Sono appassionato di bonsai. Poi il mio giardinaggio è senza guanti, perché amo il contatto con la terra.
“È come se fosse uno specchio del cielo al tempo etrusco”

Chi è Gabriele Panigada
Gabriele Panigada nasce a Lucca nel 1984. Collabora come editor con una casa editrice di Viareggio. Ha pubblicato due romanzi e una raccolta di poesie. È presidente del Comitato in difesa della Costituzione di Crespina e Guardia Ambientale Volontaria della Provincia di Lucca. Nel tempo libero si dedica alle discipline archeologiche e in particolare all’archeologia linguistica.
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