Ultimo aggiornamento 25 Ottobre 2022

Già dal titolo si capisce che con Gianluca Del Malvò abbiamo un fake da risolvere, una matassa da dipanare!
Andiamo con ordine.

Il 19 maggio 2020 esce “16 marzo – L’ultima notte”, libro di Achille Lauro partorito durante il primo lockdown. Prefazione di Gino Castaldo.
No, la prefazione non è di Gino Castaldo, anche se risulta attribuita a lui.
Allora di chi è?
Qui inizia il mistero da risolvere.

gianluca del malvo 4

Il 2 giugno 2020 Gianluca Del Malvò scrive così sulla sua bacheca Facebook:

Sono io l’autore della prefazione che è stata erroneamente attribuita a Gino Castaldo del nuovo libro “16 Marzo” di Achille Lauro edito da Rizzoli. Essa è contenuta in un post sul mio profilo Fb del 10 giugno 2019 ed era stata precedentemente inviata anche privatamente allo staff, che gestisce il profilo di Achille Lauro, via Messenger il 24 aprile 2019 alle 23,36. Era piaciuta allo staff che mi aveva ringraziato. Per me era doveroso inviarla, perché la riflessione letteraria su C’est la vie era generata dal continuo ascolto del brano ma era grazie a Lauro che ho scritto queste parole. Sicuramente questa è una prefazione letteraria più che musicale, ma vi è molta lirica nella canzone. Apprezzo molto Achille Lauro. Penso che probabilmente non sapeva nulla di questa mia analisi di C’est la vie, e sia completamente al di fuori di questo errore. Di fatto lo staff ne era a conoscenza.
Questo dovevo per chiarezza ed onestà.

post di gianluca del malvo 2 giugno 2020
cinzia donati giornalista e blogger 2

Sono Cinzia.
Faccio – con calma! – la giornalista e la blogger, con un occhio attento alla socialsfera.
Amo intercettare e raccontare persone, personaggi e luoghi da scoprire attraverso le interviste, che chiamo scherzosamente “torture”!

Sono appassionata di tecniche e interventi mirati a dare visibilità, come ad esempio la tortura personalizzata o il corretto uso dei social.
Contattami! oppure guarda i miei servizi qui

Infatti scorrendo la sua bacheca, in data 10 giugno 2019 (quindi circa un anno prima dell’uscita del libro), si trova questo suo post che altro non è che la suddetta prefazione attribuita a Castaldo:

C’est la Vie di Achille Lauro
Un nuovo Califano è nato a Roma.
Si è incarnato nell’anima benedettamente dannata di un rapper maledettamente incompreso dalla moltitudine più becera.
Ma la genialità che soccombe poi incombe di fronte alla dilagante mediocrità.
Che ricchezza d’animo, che nobiltà eccelsa nascosta tre le pieghe vellutate di parole malconce donate alla plebe ignara.
C’est la vie…
Una profonda lucidità ferisce l’amore infinito nella coscienza che snuda la bieca realtà dell’amore.
La sua masochistica essenza dimenata a piene dita sui versi intimi gettati nel burrone del suicidio d’amore.
L’amore è il demonio che si impossessa dell’anima che invoca l’amante di distruggere l’amore con l’atto estremo dell’amore: il tradimento.
Solo esso sublima l’amore nel suo eccelso culmine e si ritorce su se stesso annullandolo nella sua estrema sublimazione imperitura.
L’amore si metamorfizza in una essenza sempiterna di dolore gaudente e stillante gocce amare di zucchero di fiele.
La molteplicità dell’essere e le sue possibilità di palesarsi in differenti e difformi essenze vissute ad occhi aperti per le strade.
La profonda coscienza dell’essere in 100 personalità senza timori e paure carpisce l’essenza stessa dell’uomo postmoderno polimorfo e libero di essere centomila esseri in uno e nessuno.
La libertà dalle tele degli stereotipi regna in questo ragazzo che ha divorato l’asfalto della strada per ascendere a sentire le trombe angeliche degli arcangeli della Verità.
Il sacro pervade la sua maledizione d’amore che cinge il suo demonio interiore.
L’amore trasuda gocce di Lucifero che appare palesemente adornato di “ori e perle”, pronto a “tradirti e finirti” nel masochismo di amore… nel sadismo della passione…: sempiterno ritorno di amore e morte. L’amore è uno “zucchero amaro”, assaporato nel giaciglio rovente del fuoco che scalda il desiderio dell’impossibile: “perché ci vogliamo sempre quando non possiamo. Ma il sublime stillicidio porta all’orlo del “burrone”, dove sul fondo rovente giacciono i rovi della passione che richiamano con la loro nenia ammaliante a tuffarsi nel dolore d’amore, ma nel contempo, poiché sussistono nella passione odio e amore, piacere e dolore, ad invocare ad Amore la salvezza: “…dimmi amore no…”.
Scemeranno le “fiamme” d’amore ma l’amore sopravviverà ad esse.
Nessuno “può uccidere l’amore” né l’amato né l’amante, siamo pervasi e sudditi-succubi di esso, ma “l’amore può” tutto anche suicidare se stesso e rinascere di nuovo, per poi nuovamente suicidarsi in un eterno ritorno di differenza e ripetizione infinita di.
È l’amore che dispensa gioia e dolore dalle quali non possiamo dispensarci.
Nell’amore fiabesco palesiamo il nostro vero essere, la struggente solitudine delle nostre molteplici personalità che agghindano la nostra anima, “siamo soli in cento personalità”.
L’amore è eterno, accartocciato nell’inchiostro della vita in una “storia che non ha mai fine”.
Villon si è incarnato nell’anima dolce bastarda di un musico poeta maledetto della canzone, che ascrive il suo nome nel solco della tradizione poetico musicale più pura e dannata dell’amor de lohn di una postmodernità benedettamente dannata.
L’amore puro, Tallone di “Achille”, esiste solo nella purezza incontaminata del suo essere maledetto.
Questo testo flashia l’amore contemporaneo, attuale, e pertanto si ascrive a piene mani nella lucida analisi della contemporaneità dell’essere amanti votato allo zucchero amaro di Amore.
Amore ti prego lacera le mie moltitudini dell’essere amante amato, “feriscimi, tradiscimi, capiscimi, zittiscimi” così risorgerò dai vuoti d’amore “perché torno come il diavolo a rubare vite”.
…Est la vie… Est la vie…

post di gianluca del malvo 10 giugno 2019

Chiariamo subito: qui non troverete risposte, perché cosa sia accaduto veramente nessuno l’ha comunicato.

Abbiamo solo questo comunicato ufficiale della casa editrice Rizzoli:

L’ultima notte
Si segnala che, a fronte di un errore della segreteria di Achille Lauro, nelle prime copie di “16 marzo – L’ultima notte” è stata erroneamente pubblicata una prefazione attribuita a Gino Castaldo. Castaldo non ha scritto la prefazione di “16 marzo – L’ultima notte”, a partire dalla terza edizione e per le eventuali successive sarà inserita la frase che lui aveva dedicato ad Achille Lauro in occasione dell’uscita di “C’est la vie”. Mk3 si scusa con Gino Castaldo e con Rizzoli per l’errore.

Rizzoli editore si associa alle scuse di Mk3 a Gino Castaldo e ha già disposto la stampa di una nuova edizione corretta del volume che verrà distribuita in commercio al più presto.

https://rizzoli.rizzolilibri.it/libri/16-marzo/

achille lauro 16 marzo l ultima notte rizzoli

Cercando sul web il bandolo della matassa, ho trovato questo articolo che Paolo Albera ha pubblicato sul suo blog MySpiace, cercando di ricostruire il tutto:

https://www.myspiace.it/achille-lauro-16-marzo-lultima-notte/

Tra i commenti all’articolo, l’intervento di Gino Castaldo:

Ben fatto. È la prima ricostruzione corretta della vicenda che leggo. Apprezzo molto il “Chiunque abbia mai letto anche mezza recensione di Castaldo, o lo abbia ascoltato in radio, resterebbe davvero incredulo nel pensare che si sia cimentato in uno stile di questo tipo.” Per la cronaca l’accordo consisteva nel permesso di poter usare quelle poche righe che poi sono state pubblicate nella terza edizione, tutto il resto è puro surrealismo e a vedere il libro (prima edizione) m’è venuto quasi un mancamento. Detto ciò grazie della ricostruzione
Gino Castaldo

commento di gino castaldo

Ma quindi cosa è successo?

Gianluca Del Malvò, ispirato dalla canzone C’est la vie, il 10 giugno 2019 aveva scritto quel testo e lo aveva inviato a Mk3, agenzia di management del cantante.

Dopo un anno scopre il suo testo all’inizio del libro, con firma però Gino Castaldo.

Come sia potuto accadere, non si sa.

A quanto apprendo dal comunicato Rizzoli, dalla terza edizione la prefazione è stata corretta e consiste in una frase di Gino Castaldo. Concordo però con Albera quando scrive “il rimedio più corretto, nelle nuove edizioni, sarebbe menzionare il vero autore della prefazione”.
Ma ciò non è avvenuto.

Come sapete, la ricerca della verità è una mia autentica passione.
Perciò potevo non contattare Gianluca Del Malvò per chiedergli delucidazioni?

Sulla prefazione non abbiamo la versione chiara di cosa sia successo.

Ma abbiamo una novità interessante che riguarda Gianluca: ha pubblicato da poco, per Musica Elegentia Operae, “Super 8”, un racconto autobiografico che trae il suo incipit e il suo divenire dalla visione di una serie di filmini girati da una cinepresa amatoriale in formato Super 8.

Ma prima lo torturo sulla prefazione!

Gianluca, sei riuscito a capire cosa è successo?
No e ci sono rimasto male. Mi era piaciuta C’est la vie e seguivo il personaggio sui suoi canali social. Da lì mi sono accorto di tutto: quando Lauro ha fatto il post con la prefazione, ho visto che era il mio testo!

Ti sei immaginato una probabile spiegazione?
Secondo me la prefazione doveva farla Gino Castaldo, però c’è stato un disguido, anche se quale, di preciso, non si sa.

Achille Lauro oppure il suo management ti hanno mai contattato in seguito al disguido?
Mi aspettavo una telefonata che però non è mai arrivata.

Hai contattato Gino Castaldo per scambiarvi le opinioni?
No. Non ho sentito né Castaldo né Achille Lauro.

“Secondo me la prefazione doveva farla Gino Castaldo, però c’è stato un disguido, anche se quale, di preciso, non si sa”

Passiamo a “Super 8”

Come nasce questo racconto lungo?
La forma del racconto lungo è una forma che mi piace. Nasce in una serata in cui ho visto questi filmini che mio padre girò con una cinepresa Super 8 negli anni Sessanta/Settanta, poi riversati in VHS. Si tratta di materiale di famiglia, film di vita quotidiana e di una manifestazione del ’68 nella mia cittadina. Mio padre Gabriele a quel tempo era un politico, quindi ci sono anche riprese con personaggi politici di quel tempo, come ad esempio Remo Gaspari, di cui mio padre è stato il braccio destro negli anni Sessanta e che fu suo testimone di nozze. Poi c’è mio zio Piergiuseppe (Piero) D’Andreamatteo, deputato del Partito Socialista molto conosciuto in quegli anni.

Quindi scrivi in prima persona?
Nel racconto parlo da insegnante e faccio un’analisi sociologica, politica e culturale che oscilla dagli anni Sessanta/Settanta fino a oggi. L’ho scritto in forma di racconto autobiografico, tirato giù tutto d’un fiato come mi veniva. I filmini Super 8 guidano i ricordi.

Qual è il messaggio dentro il racconto?
Il messaggio è positivo. Gli insegnanti oggi non riescono più a trasmettere nulla ai giovani perché non sono preparati culturalmente come lo erano una volta i nostri insegnanti. Però i giovani di oggi sono molto veloci, hanno un’intelligenza molto intuitiva, rapida, sono più aperti mentalmente e sanno fare molte più cose rispetto a quelle che sapeva fare la mia generazione alla loro età.

Qual è invece il messaggio che passi ai tuoi alunni?
Gli dico di studiare ciò che gli piace, ciò per cui hanno passione, e di abbandonare i libri vecchi perché non gli serviranno. Di seguire il loro istinto. Però la scuola è fondamentale per sviluppare una metodologia di studio che gli permetterà di applicarsi alle proprie passioni. Soprattutto la letteratura, che li conduce in mondi interiori inesplorati e al continuo confronto con il proprio Io.

“Super 8” si trova su carta o è un e-book?
Entrambi, ordinabili su Amazon.

“Faccio un’analisi sociologica, politica e culturale che oscilla dagli anni Sessanta/Settanta fino a oggi. L’ho scritto in forma di racconto autobiografico”

Un complimento che hai ricevuto?
Chi lo ha letto mi ha detto di essersi emozionato.

Una critica?
Che c’è discontinuità nel racconto dei fatti. È vero, anzi: è il pregio del racconto. La narrazione non è artefatta, ma segue il flusso libero dei pensieri, che spesso non hanno connessioni fluide, ma nessi acasuali e atemporali. Seguo un flusso di coscienza surrealista come L’age d’Or Di Bunuel e Dalí. Spezzoni di fotogrammi lirici montati senza nesso casuale.

Quali personaggi famosi citi nel racconto?
Solo per dirne alcuni: Fernanda Pivano, Marco Pannella, Alfredo Cohen, mio amico e conterraneo, cantante e attore, autore del testo della canzone Alexanderplatz di Franco Battiato e fondatore del FUORI! Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano. Nel racconto ci sono aneddoti inediti di questi personaggi.

Nel racconto emerge un legame profondo con la tua terra, giusto?
Sì, io amo definirmi un “cafone acculturato”. Anche se la mia cittadina è stata fondata nel 1179 a.C. , prima della fondazione di Roma, non si è espansa e si è così conservata nella sua condizione rurale e provinciale. Una provincia che vive tutto in ritardo, ma in maniera più autentica e umana.

Nell’analisi di questo cinquantennio individui anche delle soluzioni per un rinnovamento culturale italiano?
Certo! Oggi abbiamo una povertà culturale imperante nella classe politica, dirigenziale e non solo. L’ignoranza è dilagante. Il rinnovamento necessario parte dal basso. Dobbiamo rinnovare il sistema scolastico. Dobbiamo creare un sistema scolastico di eccellenza. Le migliori menti italiane devono lavorare nella scuola per creare una nuova classe politica, dirigenziale, sanitaria.

Come hai scelto la copertina?
L’ho realizzata io. Sono fotogrammi del film in Super 8.

Progetti futuri?
Sto lavorando a un altro libro. È una forma narrativa atipica, un crocevia tra un saggio critico e un saggio letterario, una forma narrativa nuova. Trae origine da alcuni fra i numerosi libri che ho letto e che mi hanno ispirato delle riflessioni.

gianluca del malvo 5

Gianluca descrive così il suo racconto:

Questo racconto autobiografico, che trae il suo incipit e il suo divenire dalla visione di una serie di filmini girati da una cinepresa amatoriale in formato Super 8, si dipana in riflessioni che coprono un arco temporale che va dagli anni Sessanta del secolo scorso, agli anni Venti del nostro. Si susseguono affastellate alla rinfusa, seguendo un flusso di coscienza surrealista, intricato nella sua affabulazione caotica, immagini, riflessioni, digressioni sullo stato dell’Italia e dell’essere umano che lotta contro l’umano, lungo l’arco di questo cinquantennio. La struttura narrativa si adatta al montaggio del film, seguendo un nesso acasuale, atemporale, in una visione orientale del pensiero, che segue il suo flusso libero senza necessità di connessione. Il fotogramma è il flash che ritorna sempre a riesumare nuovi ricordi e immagini liriche. Esso irrompe ex-abrupto, come la luce dello schermo all’inizio della proiezione, che irradia la sala cinematografica dopo il buio, dando una scossa alla narrazione, che vive di tensioni ed irruzioni fulminee. Un flash-back ed un black-out emotivo che pervade il narrato. Si innesta, in queste riflessioni, una considerazione profonda sulla necessità del rinnovamento della scuola, come primo passo, per la rifondazione di una società italiana, macellata dalla povertà intellettuale. Il testo è pervaso da uno spirito emotivo critico che è il coacervo del narrato. Sullo sfondo domina la provincia, nella sua accezione più autentica e limitante. Una provincia abruzzese cafona e spontanea. Ricca ancora di una genuinità a tratti perduta nella moderna metropoli asettica. Una provincia che vive tutto in ritardo, ma forse, in una guisa più autentica.

gianluca del malvo super 8

“Super 8” è disponibile su Amazon

Chi è Gianluca Del Malvò

Nato a: Lanciano, provincia di Chieti, Abruzzo
Il: 14 giugno 1969
Vive a: Lanciano
Che lavoro fa: insegnante di Lettere alla scuola media Mazzini di Lanciano
Che scuole ha frequentato: Liceo Scientifico e Lettere all’Università

Dove possiamo trovarlo

Su Facebook (profilo personale) e su Messenger

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