Ultimo aggiornamento 18 Maggio 2022
L’INTERVISTA
pubblicata sul magazine Paspartu 16 settembre 2012
Abbiamo avuto il piacere di scambiare due chiacchiere con Giò Di Tonno a Torre del Lago Puccini, nel Gran Teatro, che per tre giorni ha ospitato BoomArt, il Festival nato con lo scopo di incoraggiare le vocazioni artistiche dei giovani, sotto la direzione artistica di Francesca Pasquinucci e Davide Giannoni. Giò Di Tonno, che ricordiamo nel ruolo del gobbo Quasimodo nel musical Notre Dame de Paris, è stato uno degli ospiti di questo evento.

D: Cosa ne pensi di questo festival dedicato ai giovani?
R: Mi fa molto piacere partecipare, ho accettato volentieri l’invito perché quando si tratta di incontri/confronti con i ragazzi non ci si può tirare indietro.
D: Cosa ne pensi di questa formula dell’incontro, in cui il pubblico può farti delle domande?
R: Mi piace. Preferisco le domande dei non professionisti, perché penso che siano le più interessanti.
“Preferisco le domande dei non professionisti, perché penso che siano le più interessanti”








Sono Cinzia.
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D: Dove e quando sei nato?
R: Sono nato a Pescara quasi 40 anni fa. Li porto bene! (ride) Anzi: sono ringiovanito perché dopo anni e anni in cui ho portato la barba, proprio tre giorni fa ho deciso di rasarmi.
D: Come è nata la tua passione per la musica?
R: Ho cominciato da piccolo a studiare pianoforte. È successo perché i miei genitori, per darmi qualcosa da fare che mi distraesse dai problemi della strada, pensarono di farmi studiare uno strumento musicale. In realtà la passione per la musica era quella di mio padre, la mia a quei tempi era il pallone, come quasi tutti i ragazzini volevo fare il calciatore.
“Come quasi tutti i ragazzini volevo fare il calciatore”








D: Che ricordi hai di te da ragazzino alle prese con il pianoforte?
R: Ho un ricordo in particolare che porto sempre con me. Fui invitato a un matrimonio e avevo iniziato a studiare pianoforte. Come accade in situazioni del genere, dove ci sono parenti che sanno che stai imparando a suonare uno strumento, iniziarono a dire “dai suona qualcosa”. Io ero timidissimo e non volevo, poi però fui quasi costretto a farlo e ricordo benissimo quell’applauso finale. Mi piacque così tanto che decisi che nella vita avrei voluto rincorrere quell’applauso.
D: In che modo hai iniziato ad entrare nel mondo della musica da professionista?
R: 25 anni fa non c’erano ancora i talent show. Si facevano i concorsi, si usava mandare la cassettina registrata alle case discografiche. Vidi che c’erano buoni riscontri, allora mi dissi di provare a fare questo mestiere.




D: Hai mai pensato di mollare tutto?
R: Sì certo. Ci sono momenti difficili in cui pensi di mollare. Ad esempio nel 1994, dopo il mio primo Festival di Sanremo, trovavo porte chiuse e pensai di mollare. Pensai di essere immaturo e forse era vero: avevo 20 anni su quel palco così grande… Mi sono trovato un po’ perso.
D: Cosa hai deciso a quel punto?
R: Mi sono detto “ora devo studiare seriamente” e mi sono avvicinato alla recitazione. Ho scoperto così un mondo molto affascinante.




D: Quando hai pensato di aver fatto boom?
R: Mah… Forse boom non l’ho ancora fatto! Ho avuto però grandi soddisfazioni. Notre Dame de Paris è stata una delle emozioni più grandi. La vera fortuna comunque è fare quello che ti piace, quello che hai dentro veramente.
D: Cosa ti piace di questo mestiere?
R: È un mestiere mai noioso. Però il lavoro che ti appaga di più, secondo me, è quello che fai con te stesso dietro le quinte.
D: Provi sempre emozione quando sali su un palco?
R: Ma sai, l’emozione non deve abbandonarci mai sul palco. Io mi trovo più a mio agio su un palco che nella vita (ride), specialmente quando so cosa devo fare! Non capisco i miei colleghi quando dicono che sul palco non sono a proprio agio: alla fine sei lì e sai esattamente cosa devi fare, nella vita invece no!
“Notre Dame de Paris è stata una delle emozioni più grandi”








D: La musica non è la tua unica passione, vero?
R: Mi divido tra due grandi passioni: il pop e il musical.
D: Ti faccio una domanda che ti fanno tutti. Come mai nel musical, interpretando Quasimodo (il gobbo di Notre Dame), avevi la voce roca?
R: (ride) Quando sei in scena con un musical devi interpretare un personaggio. Secondo me un gobbo non poteva avere una voce limpida. Nel musical ho la voce roca, però quando canto il pop è molto meno roca, infatti. Esistono delle tecniche per far diventare la voce in quel modo, però bisogna saperle usare perché si rischia di farsi del male alle corde vocali. Bisogna studiare e procedere per gradi per non rovinarsi la voce.
D: Tutti possono cantare?
R: Grazie a Dio sì. Ma la voce e le corde vocali sono strumenti molto delicati. Bisogna curarli, pensando anche al futuro.
D: Cosa consigli ai giovani che intendono intraprendere la strada della musica come professione?
R: Consiglio sempre di mettere nel lavoro l’entusiasmo che mettono i bambini nei loro giochi. Oggi veramente il successo è imprevedibile. È importante studiare, confrontarsi e parlare con gli altri, perché magari gli altri riconoscono i tuoi difetti. L’esperienza e il vivere quotidianamente questo mestiere ti fa capire se può essere il tuo lavoro oppure se è il caso di mollare.




D: Ci vuole testardaggine?
R: Ma sai, la testardaggine e il fatto di insistere, in certi casi, possono essere deleteri. Se ci si accorge che non è il caso, bisogna mollare. Magari, invece di un cantante, puoi essere un bravo calciatore!
D: A che punto siamo in Italia con la musica?
R: La musica leggera e il teatro in questi ultimi anni sono diventate situazioni difficili. In Italia ci stiamo dimenticando l’importanza della cultura.
D: Secondo te perché?
R: Perché forse l’Italia, rispetto all’estero, è un bel paese un po’ pigro. Si sta bene, abbiamo tutto, si vive un po’ di rendita. Forse però ci stiamo cullando un po’ troppo e ora si rischia di rimanere indietro.
D: Quanto è importante, in uno spettacolo, avere nel cast un artista famoso?
R: Può essere importante. Ma è importante, in uno spettacolo, anche la scelta del soggetto, che se si avvicina ai gusti popolari è meglio. Se hai la fortuna di metterci dentro dei professionisti bravi, oltre che famosi, diciamo che vai un po’ più sul sicuro. Ma secondo me può funzionare anche uno spettacolo con dei giovani sconosciuti, che però devono essere bravi.




Chi è Giò Di Tonno
Giovanni “Giò” Di Tonno (Pescara, 5 agosto 1973) è un cantante e attore teatrale italiano. Ha mosso i suoi primi passi nel mondo della musica all’età di 8 anni con lo studio del pianoforte. Dopo i primi anni di studio classico, ancora adolescente, nasce la passione per la musica leggera, italiana e non. In particolare è attratto dalla figura del cantautore come poeta che racconta cantando. Partecipa al Festival di Sanremo nel 1994. Dal marzo 2002 interpreta per tre anni, con oltre 500 repliche, Quasimodo nella versione italiana del musical di Riccardo Cocciante Notre Dame de Paris. Da gennaio 2010 inizia le prove per il musical I promessi sposi – Opera moderna, scritto e diretto da Michele Guardì, con le musiche di Pippo Flora.
FOTO DI GIACOMO MOZZI E LORENZO SIMONINI
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