Ultimo aggiornamento 11 Agosto 2023

L’INTERVISTA
uscita sul magazine Paspartu 16 maggio 2010

Incontriamo il Maestro Giorgio Michetti nel suo studio a Viareggio, in via San Francesco.
Un uomo di 98 anni, che ha attraversato un intero secolo, ne ha di cose da raccontare e parlando con lui l’intervista si trasforma in una simpatica chiacchierata. Ci accoglie in modo elegante e garbato, sorridente, caratteristiche che scopriamo poi essere una costante del suo carattere.

Giorgio Michetti

D: Maestro, grazie per averci concesso un po’ del suo tempo. Immaginiamo che, grazie a questa mostra in corso a Palazzo Paolina che sta avendo grande successo, saranno tanti i colleghi che chiedono di intervistarla…
R: Non tanti. Anzi all’inaugurazione della mostra non c’era nessun giornalista. Solo voi di Paspartu.

D: Però alla conferenza stampa ho visto che c’erano…
R: Sì, ma le domande sono sempre le stesse e le risposte pure! Alla fine racconto sempre gli stessi aneddoti…!

D: C’è una domanda in particolare che nessuno le fa mai e a cui invece le farebbe piacere rispondere?
R: Mah… Veramente no.

D: Ho visto la sua monografia “Giorgio Michetti. Un artista, tre vite”. Come è nata?
R: È una monografia che contiene appunti di vita che ho tirato giù per divertimento e che poi Antonella Serafini ha rimesso in ordine. Inoltre ci sono tante fotografie prese dal mio archivio personale. Si parla di me, del mio lavoro e della mia famiglia…

D: Ci racconti qualcosa della sua famiglia…
R: Sono nato in una famiglia grande, in tutto 7 fratelli, 4 maschi e 3 femmine. Mio padre era farmacista.

D: Da chi ha ereditato la vena artistica?
R: Non si sa! Molto probabilmente mio nonno, che era nato a Stiava, era parente del pittore Francesco Paolo Michetti, ma non è sicuro…

D: Come mai non è sicuro?
R: Perchè tanti documenti che riguardavano la mia famiglia ai tempi di mio nonno sono andati persi. Io, per mia passione personale, mi sono fatto fare l’albero genealogico della famiglia e sono risalito fino al 1600, ma poi le tracce si perdono.

Giorgio Michetti
cinzia donati giornalista e blogger 2

Sono Cinzia.
Faccio – con calma! – la giornalista e la blogger, con un occhio attento alla socialsfera.
Amo intercettare e raccontare persone, personaggi e luoghi da scoprire attraverso le interviste, che chiamo scherzosamente “torture”!

Sono appassionata di tecniche e interventi mirati a dare visibilità, come ad esempio la tortura personalizzata o il corretto uso dei social.
Contattami! oppure guarda i miei servizi qui

D: In casa sua qualcuno dipingeva?
R: No. Mio padre, dicevo, era farmacista, collega di Mario Tobino. I suoi fratelli tutti farmacisti e mio nonno era maestro elementare.

D: Maestro elementare a quei tempi voleva dire avere una bella cultura, vero?
R: Ah sì. Mio nonno era un personaggio! È stato anche assessore alla cultura proprio qui a Viareggio. Jenco fu eletto preside da lui! Era maestro e si dilettava a scrivere. Sai che scrisse la prima guida turistica alla città di Viareggio? Datata 1893! Era una persona molto fantasiosa.

D: I suoi genitori erano di Viareggio?
R: Sì. Mia madre nacque nel Palazzo della Marina in via Regia e mio padre in via Garibaldi.

Giorgio Michetti

D: A quanti anni ha iniziato a dipingere?
R: Avevo 6 anni. Ho cominciato sporcando le pareti di casa, poi mio padre mi regalò un cavalletto per evitare di chiamare sempre l’imbianchino!

D: Ci può descrivere la sua giornata-tipo?
R: Ah la mia giornata è tipo quella di un frate! Lui prega e io disegno! Passo tutto il giorno dentro il mio studio. La vita moderna e il frastuono non mi attirano molto.

D: A che ora si sveglia la mattina?
R: Mi alzo verso le 6,30-7. Poi vengo nel mio studio e ci sto tutto il giorno. Vivo qui: disegno e ricevo le visite degli amici.

“Ho cominciato sporcando le pareti di casa”

D: Vengono tante persone a trovarla?
R: Tantissime!

D: Ha tanti amici?
R: Sì. Mi vengono a trovare e mi aiutano nelle varie cose… Ad esempio, per allestire questa mostra in corso a Palazzo Paolina, due amici mi hanno aiutato molto…

D: Per pranzo e cena rispetta gli orari?
R: Cerco di rispettare degli orari perché secondo me, se una persona si costruisce un ritmo abbastanza regolare, riesce a vivere meglio. Mangio all’una, poi dormo un’oretta, ceno verso le otto e alle undici vado a dormire.

Giorgio Michetti

D: Guarda mai la televisione?
R: Sì, qualcosa guardo, ma non il telegiornale perché ci sono solo cattive notizie. Quelle buone, o non ci sono oppure non fanno notizia…

D: Come era Viareggio quando lei era bambino?
R: Il paese dove sono nato io era un giardino, un salotto. Sai che le donne lavavano tutti i giorni il marciapiede davanti casa con il sapone? Ora è uno dei paesi più sporchi d’Italia. Comunque io tutti i giorni pulisco il marciapiede davanti casa mia!

D: È impegnato in politica?
R: Mi disinteresso e non ho tessere di partito. Sono fondamentalmente anarchico, nel senso che mi amministro da solo. Per questo, trovo spesso inciampi sul cammino. Ho vissuto 32 anni a Milano e lì mi ricordo che, quando si parlava di cultura, non si guardava la politica.

D: Ma sbaglio o in casa sua ha pochissime opere fatte da lei?
R: Sì, ho pochissimi quadri miei in casa perché ho sempre venduto tutto. Facevo il pittore di lavoro e dovevo mantenerci la famiglia.

“Facevo il pittore di lavoro e dovevo mantenerci la famiglia”

D: Quanti figli ha?
R: Ho tre figli che vivono a Milano, due femmine e un maschio.

D: Che lavoro fanno?
R: Una ha studiato arte e si dedica alla pubblicità, una lavora nel campo della moda e uno fa l’architetto. Sono anche nonno di quattro nipoti e bisnonno di due pronipoti.

D: Mi diceva che faceva il pittore a tempo pieno…
R: Sì. Ma non ho fatto solo quello. Ci sono state due interruzioni nella mia vita. Una durante la Campagna d’Africa, nel 1935, per cui interruppi gli studi e feci il corso per allievi ufficiali. Poi durante la II Guerra Mondiale. Non si viveva di arte in tempo di guerra!

Giorgio Michetti

D: Finita la Guerra ha proseguito con l’arte?
R: Sì sì. Finita la II Guerra Mondiale sono tornato a dedicarmi all’arte a Viareggio.

D: A quanti anni ha fatto la prima mostra?
R: A circa 17 anni, a Castiglioncello. Tra i visitatori venne Luigi Pirandello.

D: Qual è la mostra più ampia che ha realizzato?
R: Una mostra organizzata nel 1978 in Svizzera, dove ho vissuto per  un po’. Avevo uno studio a Lugano. Fu un’esposizione con 320 opere tutte mie: in pratica un museo tutto per me. È la mostra che ricordo con più piacere, sia per il numero delle opere che per la sede, molto prestigiosa e visitatissima. L’editore mi mise a disposizione un appartamento direttamente sul posto proprio per preparare tutto.

D: C’è un’opera in particolare che rimpiange di aver venduto?
R: Mah… Io ho fatto in tutto 2946 quadri. Ogni volta che vendevo un’opera, un po’ mi dispiaceva.

D: I quadri che ha venduto, sa dove sono?
R: Sì, quasi tutti so dove sono. Poi sono tutti catalogati. Io e mia moglie abbiamo catalogato tutto quello che ho fatto. Penso di essere l’unico pittore ad avere un catalogo completo delle proprie opere.

“Ogni volta che vendevo un’opera, un po’ mi dispiaceva”

D: È soddisfatto di questa mostra a Palazzo Paolina?
R: Sì, sono felicissimo. Penso di chiudere, con questa, la mia attività di pittore. Un po’ perché 98 anni sono tanti e un po’ perché organizzare mostre è faticoso. Vorrei chiudere in bellezza. Ci sono circa 60 pezzi, non solo quadri, ma anche sculture, affreschi e anamorfosi. Opere dal 1929 fino all’ultimo affresco del 2010.

D: Quindi ha fatto anche lo scultore?
R: Sì, ma per poco perché preferivo i pennelli.

D: Quali sono i colleghi che stima di più?
R: Sono stato amico di tutti i pittori viareggini: Renato Santini, Alfredo Catarsini, Mario Marcucci.

D: Un consiglio per i giovani che si occupano di arte?
R: Studiare un po’ di più. È una raccomandazione inutile perché la vita moderna è superficiale. Se guardiamo bene, nel campo dell’arte è un momento piatto, si somigliano tutti. Poi tutti fanno l’astratto, perché per quello non importa saper disegnare! Di nuovo non c’è nulla. Bisognerebbe impegnarsi per tirare fuori cose nuove. Io ho insegnato a tanti a disegnare. Il mio studio, come dico sempre, è aperto a tutti e quindi anche ai giovani che vogliono imparare.

giorgio michetti opera

D: Lei appartiene a qualche corrente artistica?
R: No. Mi sono estraniato, soprattutto dal mercato. Ho vissuto un po’ da eremita, sono solitario. Mi sono ispirato a Michelangelo e al Futurismo, ma penso di aver creato una pittura tutta mia.

D: Per fare il pittore bisogna…?
R: Bisogna lavorare dalla mattina alla sera come un operaio! È indispensabile per diventare padroni della tecnica. Oggi la manualità non si usa più perché si usa il computer. Penso che i ragazzi del futuro nasceranno con due dita sole, quelle indispensabili per battere sulla tastiera del computer!

D: Un pensiero finale?
R: Il cervello è il motore di tutto. Il mio lavora sempre, giorno e notte, perché ho tantissima fantasia. Però è meglio non sognare e vivere dipingendo!

Chi è Giorgio Michetti

Giorgio Michetti nasce a Viareggio il 7 dicembre 1912. Dopo un brillante e precoce avvio sulla strada della pittura – allestisce la prima personale non ancora diciassettenne – la morte del padre, la guerra in Etiopia, il secondo conflitto mondiale e conseguenti scelte successive lo tengono lontano dall’arte fino al 1962, anno in cui si trasferisce a Milano e riprende, con successo quasi immediato, la carriera artistica. Il suo linguaggio si caratterizza soprattutto per la tecnica dell’affresco con cui esegue anche importanti opere pubbliche nelle città di Milano, Seregno, Cerro Maggiore, per il Tribunale di Desio e per la Chiesa del Beato Andrea di Peschiera del Garda. Nel 1989 torna a Viareggio, prosegue nella pittura e diviene anche organizzatore e animatore dello “Spazio Incontro”, destinato a mostre, conferenze e iniziative culturali di vario genere. Le sue opere sono presenti in importanti collezioni private, fra cui la Banca di San Marino, e pubbliche, fra cui la GAMC di Viareggio, la Pinacoteca di Siena e il Museo di Cracovia.

FOTO DI SERGIO FORTUNA

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