Ultimo aggiornamento 26 Settembre 2023

Il cortometraggio del regista Giovanni Guidelli, “C’era una volta a Ribolla”, è ispirato ai tragici fatti del 4 maggio 1954 quando, in una miniera a Ribolla, in provincia di Grosseto, persero la vita 43 minatori a causa di una fuga di gas.
Con onestà, ammetto che non conoscevo i fatti di Ribolla e non avevo mai incontrato Giovanni Guidelli. Questa intervista è stata l’occasione per me per uscire dall’ignoranza!

giovanni guidelli c era una volta a ribolla
Sul set: Giovanni Guidelli dà indicazioni (Foto di Gaetano Longo)

Per chi si stesse chiedendo come possa nascere un’intervista quando non si conosce l’intervistato…
In questo caso è l’intervistato stesso che mi ha scritto, dopo essersi imbattuto nella mia intervista a Isabella Tobino, nipote dello scrittore Mario Tobino, in una fase in cui si stava documentando, cercando materiale su Google, sul tema ex Ospedale Psichiatrico di Maggiano.
A proposito: nel frattempo, il film su Maggiano ha preso vita! Quindi presto avremo news anche su quello.

Qui parliamo di Ribolla e di “C’era una volta a Ribolla”

Giovanni, nella sua e-mail mi ha scritto: “Questa storia di Ribolla è evidentemente ancora scomoda”. Come nasce l’idea di trasformare in film una storia scomoda?
Nasce perché io ho un’attrazione per le verità nascoste e mancate, è qualcosa che ho dentro. Anche il mio precedente film era sulla figura di Farinata degli Uberti, per cercare di scovare la verità. E anche il primo romanzo storico che ho scritto è su Tommaso Sgricci, un personaggio, poeta e attore teatrale di inizio Ottocento, che non si sa dove sia sepolto. Posso dire che in me c’è questa attrazione per le storie che forse hanno dato fastidio alla storia scritta dai vincitori.

“In me c’è questa attrazione per le storie che forse hanno dato fastidio alla storia scritta dai vincitori”

giovanni guidelli c'era una volta a ribolla
Sul set

Perché ha scelto proprio i fatti di Ribolla?
Sapevo che c’era stata una sciagura a Ribolla e mi chiedevo, anche essendo toscano, come mai nessuno avesse mai fatto un film su una storia di miniera. Documentari sì, ce ne sono, ma film no. Quindi mi sono avvicinato alla storia, mi sono documentato. Ho scoperto che è stata una vicenda divisiva fin dall’inizio. C’era dietro una grande multinazionale, proprietaria di diverse miniere in Italia. Pensa che, con 43 morti, Ribolla è la più grande sciagura sul lavoro dal secondo dopoguerra. Mi sono chiesto: “Come mai nessuno fa un film su questa vicenda?”.

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Sul set

Perché ha detto che è “una vicenda divisiva”?
È stata una tragedia annunciata da chi ci lavorava. Ci si aspettava giustizia. Al processo invece nessuna delle 43 famiglie coinvolte si costituì parte civile, perché furono pagate. Luciano Bianciardi è il personaggio a cui mi sono ispirato: al tempo portava libri ai minatori, portò il cinema nella miniera, cercava di documentarli per aprirgli la mente. Quando successe la tragedia, Bianciardi aveva già capito da un pezzo come va l’Italia. Pensava di averli aiutati, invece morirono tutti. Dopo si trasferì a Milano e scrisse “La vita agra”, il suo romanzo più famoso.

Quindi nel film c’è Bianciardi?
Non direttamente. Ma ho immaginato Bianciardi in quel momento e il mio personaggio l’ho chiamato Luciano. Ho affrontato la storia inserendola in un sogno di Luciano. La dicitura “fatti e persone sono casuali” l’ho dovuta mettere. La lente immaginifica del cinema mi ha consentito di raccontare la storia utilizzando la verità.

“La lente immaginifica del cinema mi ha consentito di raccontare la storia utilizzando la verità”

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Sono Cinzia.
Faccio – con calma! – la giornalista e la blogger, con un occhio attento alla socialsfera.
Amo intercettare e raccontare persone, personaggi e luoghi da scoprire attraverso le interviste, che chiamo scherzosamente “torture”!

Sono appassionata di tecniche e interventi mirati a dare visibilità, come ad esempio la tortura personalizzata o il corretto uso dei social.
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Questo cortometraggio ha già vinto svariati premi, vero?
Abbiamo vinto il miglior cortometraggio a Cannes International Film Festival, il primo premio al Cilento Film Festival, al Valsusa Film Fest, poi la menzione speciale all’Amarcord Film Festival. Siamo in concorso al South Italy a Barletta, al Prato Film Festival e al Valdarno Film Festival. È finalista a New York, Santa Cruz, in Australia… Molto più all’estero che in Italia.

Un successo meritato. Secondo lei il livello del cinema si sta abbassando?
Credo che nel cinema il livello si sia abbassato perché si sono abbassati i compensi. C’è un ricambio troppo veloce. Cercano tutti la notizia e si perdono a volte i meritevoli. Poi il cinema necessita di tempo. Ma oggi bisogna produrre e non abbiamo tempo.

“Credo che nel cinema il livello si sia abbassato perché si sono abbassati i compensi”

giovanni guidelli c'era una volta a ribolla
Sul set: donne

Mi ha scritto che sta lavorando a un progetto su Maggiano. A che punto è?
Otto anni fa ho fatto i sopralluoghi a Maggiano. Poi ho incontrato Isabella Tobino che, dopo aver letto la sceneggiatura, mi ha dato la possibilità di girare. Sono molto orgoglioso di avere questo supporto.

Di cosa parla il film su Maggiano?
È una storia inventata. Si svolge in Toscana, inizia negli anni Sessanta nel manicomio di Maggiano. Mario Tobino non è l’io narrante nella storia, ma c’è. La storia inizia con una giovane infermiera al suo primo giorno di lavoro e un’infermiera anziana che le impartisce le regole. L’anziana è la visione chiusa di chi lavora nei manicomi. “Stai attenta”, “Non ti fidare”, dice. La giovane al primo giorno di lavoro invece è sensibile. A un certo punto la giovane ha una visione e torna al 10 giugno 1940 e parte una storia. È un cortometraggio.

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Sul set: la miniera

Quando girate?
Abbiamo iniziato il 24 luglio a Scorgiano, nel Comune di Monteriggioni e al Castello di Sorci ad Anghiari, per un paio di giorni. Si proseguirà a Lucca e nella campagna toscana. La sceneggiatura ha vinto il Bando Nazionale IMAIE su 498 domande. Si guarda sempre alla prossima sfida e questa sarà una grande sfida!

Altri progetti futuri?
Il sequel de L’impollinatore. È un thriller con un umano e un umanoide.

giovanni guidelli c'era una volta a ribolla
giovanni guidelli c'era una volta a ribolla
Sul set (Foto di Gaetano Longo)

Chi è Giovanni Guidelli

Nato ad Arezzo nel 1966, ha vissuto a Firenze.
A 10 anni, in seguito a un’audizione, entra a far parte degli attori della sede Rai di Firenze. A 17 anni entra nella Bottega Teatrale di
Vittorio Gassman, dove ha le sue prime esperienze di recitazione, e nello stesso anno si iscrive al Conservatorio di Firenze, dove prosegue gli studi musicali intrapresi da bambino.
Esordisce nel 1982 con una parte ne La notte di San Lorenzo, diretto dai fratelli Taviani. Successivamente è tra i protagonisti di Domani accadrà (1988), regia di Daniele Luchetti. Nell’anno successivo gira Bankomatt accanto a Bruno Ganz e Francesca Neri.
Nel 1990 è con Helena Bonham Carter e Helen Mirren nel film Where Angels Fear To Tread.
Dopo l’esperienza in diverse fiction televisive, si impone all’attenzione del pubblico interpretando l’avvocato Roberto Ansaldi nella serie tv Incantesimo. Nel 2000 entra nel cast de La squadra, serie televisiva poliziesca di Rai 3, dove interpreta l’agente Fabrizio Nava.
Ottiene poi una parte nella seconda serie di Elisa di Rivombrosa, fiction di Canale 5, dove recita nel ruolo di Victor Benac.
Nel 2010 ha il ruolo di uno degli agenti dell’Interpol nel film The Tourist con Johnny Depp.
Nel 2011 è nel cast di Un amore e una vendetta nel ruolo di Paolo Bianchi.
Per il teatro ha curato l’adattamento e la regia di spettacoli quali Il taglio del boscoThe Medici congiura 2.0 e Frankenstein, portati in scena dalla compagnia Avatar.

(Fonte: Wikipedia)

giovanni guidelli
Giovanni Guidelli

Dove possiamo contattarlo

Facebook Giovanni Guidelli
https://giovanniguidelli.wixsite.com/avatar
https://filmmakers.eu/actors/giovanni-guidelli

giovanni guidelli c'era una volta a ribolla

Il trailer di “C’era una volta a Ribolla”:

giovanni guidelli c era una volta a ribolla

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