Ultimo aggiornamento 16 Novembre 2022

Sapete che in Versilia abbiamo due rari esemplari di albero della canfora?

Una serie di coincidenze mi ha portato a scoprire che in Versilia abbiamo due rari esemplari di canforo, o meglio albero della canfora.
Vi racconto dove si trovano e perché il canforo è detto anche “albero magico”.

Quella serie di coincidenze…

Dico così, anche se sappiamo che le coincidenze non esistono!
Sarà capitato sicuramente anche a voi di fare quattro chiacchiere al bar con qualcuno incontrato lì per caso, mentre bevete un caffè.
La storia della mia ricerca del canforo inizia qui. Al bar Lo Scivolo a Torre del Lago, a fine 2019. Una conversazione fra amici e conoscenti. A un certo punto il mio amico Andrea pronuncia il nome “Totoro”.

totoro disegno di cinzia donati ok
Ho provato a disegnare Totoro

Ne avevo già sentito parlare dalla mia igienista dentale Daniela, con la quale le pulizie dei denti sono sempre molto divertenti (sì, sono una delle poche fortunate che quando va dal dentista si diverte!).
Scherzando, aveva parlato dell’accumularsi dei residui di cibo nei denti citando questo Totoro, di cui io non avevo mai sentito parlare. Mi spiegò che era il protagonista di un film di animazione e di un cartone animato molto amato e molto famoso. Un roditore, da qui il discorso sui denti! Poi aggiunse: “Ma non puoi non conoscere Totoro! Io lo adoro! Vive sul canforo…”.
Da lì ad arrivare a cercare su Google Totoro e il canforo il passo fu brevissimo.

cinzia donati come totoro con la foglia di canforo in testa
Genesi della foto di copertina! (sotto il canforo di Querceta)

Torniamo allo Scivolo.
Andrea dice “Totoro” e io lo collego all’immagine del canforo.
Si parlava di film e di Hayao Miyazaki, regista, sceneggiatore, animatore, fumettista e produttore cinematografico giapponese. Che è anche il papà di Totoro.
Totoro infatti è un personaggio immaginario creato nel 1988 da Hayao Miyazaki dello studio Ghibli, per il film “Il mio vicino Totoro”.

Dopodiché, come di consueto dopo il caffè al bar, andai in redazione.
Il giorno successivo pure.
Avevo appuntamento con il pittore lucchese Dario “Lustro” Barsotti per un’intervista.
Ecco l’incredibile coincidenza: il Lustro entra in redazione con in mano una foglia.
Che ho fotografato perché davvero la sequenza di “coincidenze” mi ha impressionata!

canforo foglia settembre 2019 ok
cinzia donati giornalista e blogger 2

Sono Cinzia.
Faccio – con calma! – la giornalista e la blogger, con un occhio attento alla socialsfera.
Amo intercettare e raccontare persone, personaggi e luoghi da scoprire attraverso le interviste, che chiamo scherzosamente “torture”!

Sono appassionata di tecniche e interventi mirati a dare visibilità, come ad esempio la tortura personalizzata o il corretto uso dei social.
Contattami! oppure guarda i miei servizi qui

“Come mai hai questa foglia in mano?”
“Sono appassionato. Questa è una foglia particolare”
“Cosa è?”
“È una foglia di canforo. Lo conosci?”
“No, ma credo sia arrivato il momento di documentarmi”.

Così parto alla ricerca di tutte le informazioni possibili sul canforo.

Scopro, anche contattando persone che si occupano di storia locale, che in Versilia abbiamo due esemplari molto rari di questa pianta.
Chiariamo: non sono gli unici, sicuramente. Sono però gli unici due di cui sono venuta a conoscenza – per ora – e che erano raggiungibili per essere fotografati.

Appello: se ne conoscete altri esemplari, sempre in zona Versilia, vi sarò molto grata se me li segnalate lasciando un messaggio sotto questo articolo nella sezione “commenti”. Grazie!

Vediamo, quindi, quali sono queste due rare piante di canforo in Versilia

Il canforo a Forte dei Marmi

Si trova nel giardino della Casa di Cura San Camillo, in via Padre Ignazio da Carrara numero 37.
Nel cortile, dirigendovi verso il padiglione dove si trovano le sale operatorie, fuori dal tunnel vetrato, l’enorme albero che rimane alla vostra sinistra è un canforo.

canforo a forte dei marmi IMG_1287 ok

Il canforo a Querceta (Seravezza)

Si trova davanti al Bar Caffè La Piazza, in via Aurelia numero 1129.
Procedendo sull’Aurelia in direzione Viareggio/Massa, prima del semaforo della Chiesa, sulla sinistra c’è la piazza Giacomo Matteotti.
Sull’angolo c’è un bar e, di fronte, in un’aiuola, si trova un canforo.

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Approfondimenti sul canforo e su Totoro

La canfora, rilassante albero della vita

La canfora è una pianta di utilizzo antico.
La droga veniva utilizzata addirittura in tempi remoti come cura del colera!
Oggi l’utilizzo della pianta è più limitato, ma la canfora ancora trova applicazione in ambiti come l’erboristeria, l’omeopatia, la medicina cinese e l’ayurveda.
Alcune tradizioni popolari mediorientali dicono che la canfora dissuade i serpenti e altri rettili a causa del suo forte odore. Allo stesso modo, si crede che la canfora sia tossica per gli insetti e quindi viene a volte usata come repellente.
La canfora è ampiamente usata nelle cerimonie religiose indù.
In Cina è considerato l’albero della vita e, secondo la leggenda, cibarsi dei suoi frutti condurrebbe all’immortalità. Anche i giapponesi lo venerano come pianta sacra.
Distillando le radici o il legno si ottengono dei cristalli tossici, che da secoli vengono utilizzati in profumeria, per la confezione di incensi, per la preparazione della naftalina, nonché per l’imbalsamazione.
L’olio essenziale estratto dalle foglie degli alberi di canfora in aromaterapia è considerato come uno dei principali antivirali e immunostimolanti ed è anche un ottimo antidepressivo.

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Sotto il canforo di Forte dei Marmi

In Europa, in Finlandia il chimico Gustaf Komppa nel 1903 ne studiò le caratteristiche e nel 1907 diede inizio alla produzione industriale della canfora sintetica, in quanto si rese conto che in natura è scarsamente disponibile con una forte richiesta in tutto il mondo.
La canfora è stata usata in diversi preparati come sedativo della tosse e come calmante locale.
In grandi quantità, la canfora è velenosa quando viene ingerita e può causare convulsioni, confusione, irritabilità, iperattività neuromuscolare, allucinazioni, nausea, vomito e vertigini.
L’albero della canfora nei suoi paesi d’origine può raggiungere i 45 metri di altezza per altrettanti di larghezza, ma nelle zone a clima temperato si sviluppa invece più modestamente raggiungendo un’altezza fra i 4 e i 20 metri.
L’albero della canfora è notoriamente il simbolo della città di Hiroshima poiché è stata la prima pianta a ricrescere dopo il bombardamento atomico della Seconda Guerra Mondiale. Per questo motivo è considerato l’albero della vita ed è una pianta sacra sia per i giapponesi che per i cinesi.

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Hayao Miyazaki: “Il mio vicino Totoro”

“Il mio vicino Totoro (Tonari no Totoro)” è tra i primi film di animazione dello Studio Ghibli, firmato da un giovane e già promettente Hayao Miyazaki.
Nel 1988 i due amici e cofondatori della casa di animazione raccontavano la forza della fantasia e la necessità di lottare con i dispiaceri della realtà.
“Totoro è amato più genuinamente di quanto Mickey Mouse possa sperare di esserlo” si legge sul Financial Times a settembre 2007, anche se in realtà il film venne realmente apprezzato solo negli anni successivi.
Inserito tra i 500 migliori film nella storia (Empire), è una fiaba contro l’urbanizzazione imperante e la crisi dei valori del Giappone moderno.
La storia volutamente declinata in un registro adatto anche ai più piccoli, contiene già tutte le tematiche forti del maestro.
Grande omaggio alla natura, che è venerata e rispettata.
Le vicende si snodano nell’hinterland di Tokyo, nel piccolo villaggio di campagna di Tokorozawa, con un trasloco verso le zone rurali, una fuga dal cemento alla foresta di Sayama.
Satsuki e Mei sono due sorelline di 11 e 4 anni, che assieme al papà si spostano per rimanere più vicini alla mamma ricoverata all’Ospedale Shikokuyama.
Con l’arrivo nella nuova casa inizia il loro viaggio di scoperta e avventure fantastiche.
Il grande albero di Laputa Castello nel Cielo (1986) viene ripreso e trasformato in una Canfora gigante dai poteri magici, dimora di spiritelli e divinità sacre.
Il film racconta la gioia e la passione del vivere sano all’aria aperta, giocando in semplicità e assaporando frutta e verdura raccolti direttamente dall’orto. È un ritorno al passato contadino e alle divinità shintoiste protettrici della Natura.
La casa delle bambine e l’albero di canfora dove dimora Totoro, infatti, rappresentano un jinja, un santuario scintoista per venerare i Kami.
La realtà si intreccia con il fantastico, accettando che esistano esseri speciali.
L’animale è un simpatico incrocio tra una talpa, un orso e un procione con lunghi ed espressivi baffi.
Totoro è un essere calmo e bonario, ama dormire e può rendersi invisibile, custode e protettore della foresta. Viene percepito come un amico, giocherellone e burlone, sempre disposto ad aiutare chi ne invoca la protezione.
Totoro è una fiaba senza tempo, una grande lezione sul piacere di meravigliarsi.

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Totoro con i suoi amici sul canforo

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