Ultimo aggiornamento 3 Giugno 2023
Il fotografo Giovanni Nardini, artista viareggino, ci porta a visitare qualcosa che non è possibile vedere nella normale vita quotidiana.
Si tratta dello svolgimento di una giornata all’interno della Certosa di Farneta, in provincia di Lucca, che Nardini ha documentato in “La Certosa di Farneta. Voci del silenzio”, libro fotografico che rappresenta le varie fasi che scandiscono la vita monacale della Certosa.
Insieme alla Certosa di San Bruno in Calabria, quella di Farneta è uno degli ultimi due monasteri certosini rimasto attivo in Italia. Nardini ha avuto l’opportunità unica e rara di poter fotografare questo luogo dove regna il silenzio assoluto.





Nel proprio cimitero, vengono sepolti in un lenzuolo bianco, senza nome




Solo nei giorni di festa possono mangiare tutti insieme




La parte dove fanno qualche lavoro artigianale








Gli viene passato il cibo attraverso una piccola feritoia




La camera studio dove dormono e pregano








Sono Cinzia.
Faccio – con calma! – la giornalista e la blogger, con un occhio attento alla socialsfera.
Amo intercettare e raccontare persone, personaggi e luoghi da scoprire attraverso le interviste, che chiamo scherzosamente “torture”!
Sono appassionata di tecniche e interventi mirati a dare visibilità, come ad esempio la tortura personalizzata o il corretto uso dei social.
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Tre domande al fotografo Giovanni Nardini
Giovanni Nardini parla con una certa emozione di questa esperienza unica
È stato il primo fotografo a entrare nel mondo chiuso e riservato dei Certosini della Certosa di Farneta e ha realizzato così il reportage grazie al quale nel 1998 è stato pubblicato il suo libro fotografico.
Perché possiamo affermare che si tratta di un’esperienza unica?
In Italia, sono solo due le Certose abitate da certosini. Si tratta di un ordine molto mistico e molto chiuso. L’opportunità che ho avuto di essere accettato e di entrare per realizzare un progetto fotografico è unica e rara: basti pensare che i certosini sono talmente chiusi al mondo esterno che nessuna donna può mai accedere al monastero in nessun caso.




Come vivono i Certosini di Farneta?
Vivono nelle celle e praticano la preghiera. Il loro lavoro è quello. Ogni cella è strutturata come un mini quartierino con un giardino, la parte dove fanno qualche lavoro artigianale e la camera studio dove dormono e pregano. Nel proprio cimitero, vengono sepolti in un lenzuolo bianco, senza nome. Ognuno mangia nella propria cella e gli viene passato il cibo attraverso una piccola feritoia. Solo nei giorni di festa possono mangiare tutti insieme.




Raccontaci l’iter di realizzazione del progetto
Sono entrato con molto rispetto. Dapprima fotografando la parte lavorativa, dove producono miele, liquori… Una volta viste queste prime immagini, ho chiesto e mi hanno autorizzato a entrare per fotografare la vita dei monaci. Nel corso dell’anno 1997, in circa 10 visite, mi hanno permesso di fotografare tutto. Ci tengo a specificare che ho scattato in analogico su pellicola in bianco e nero e poi ho stampato su carta.
















Il fotografo artista
Chi è Giovanni Nardini
Giovanni Nardini è nato e vive a Viareggio.
Laureato in Filosofia, si è avvicinato alla fotografia agli inizi degli anni Ottanta.
Attento osservatore della vita quotidiana, intende la fotografia come ricerca, strumento per raccontare in maniera personale realtà sociali e culturali della propria terra e non solo.
Legato alla fotografia in bianco e nero, i suoi interessi si sono concentrati nella rappresentazione del mondo contadino della Lucchesia.




Primo fotografo a entrare nel mondo chiuso e riservato dei Certosini della Certosa di Farneta, ha realizzato un reportage dal quale nel 1998 è stato pubblicato il libro fotografico “La Certosa di Farneta. Voci del silenzio”.
Nel dicembre del 2008 ha pubblicato il libro fotografico “Fuoco D’Arte. Fonderie artistiche a Pietrasanta”.
Tra il 2008 e il 2009 ha compiuto una ricerca di forte impatto sull’ex ospedale psichiatrico di Maggiano, ripercorso attraverso la lettura delle opere di Mario Tobino, su cui è stato pubblicato il libro “Luci d’Ombra. Viaggio per le antiche stanze dell’ex ospedale psichiatrico di Maggiano”.
Nel 2011 pubblica il libro “Gli ultimi Calafati di Viareggio”, un reportage su un cantiere viareggino che mantiene in vita, nella costruzione di barche di legno, le vecchie tecniche dei calafati.
Parallelamente a queste ricerche coltiva l’altra grande passione: la fotografia di strada, che lo porta a rappresentare la quotidianità delle più grandi città d’Europa e d’Italia.
Sito: www.giovanninardini.it




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