Ultimo aggiornamento 18 Maggio 2022

L’INTERVISTA
pubblicata sul magazine Paspartu 1 luglio 2011

“Una delle poche scultrici che fa tutto da sé”. Volendo riassumere e allo stesso tempo usare parole molto semplici, Lucilla Gattini si può definire così. Significa che lei parte, si procura un blocco di marmo, lo porta nel suo studio e lo trasforma in opera d’arte. In un tempo in cui tra il materiale grezzo e il risultato finale intervengono, oltre l’artista, anche altri intermediari, si può affermare tranquillamente che Lucilla sia una mosca bianca…

lucilla gattini

D: Signora Gattini…
R: Diamoci del tu. Mi chiamo Lucilla.

D: Lucilla, la scultura è la tua attività principale?
R: Sì. Sono scultrice a tempo pieno.

D: Da piccola cosa dicevi che avresti fatto da grande?
R: Non avevo grandi idee. Pensavo alla scrittura. A nove anni cominciai a scrivere un romanzo! Poi ho fatto la scuola di giornalismo.

D: Giornalismo?
R: La premessa è che io non volevo studiare per niente, in nessun modo, quindi dovevo trovare un posto dove parcheggiarmi. Per non andare a lavorare, riuscii a scovare l’unica scuola che non avesse la matematica e che, essendo privata, non costasse troppo. Dopo il liceo classico, mi sembrò la cosa migliore da fare. Poi all’interno di questa scuola scelsi il ramo “pubblicità”, perché era un settore in grande espansione.

D: Dove era questa scuola?
R: A Firenze. Sono nata lì e ci ho vissuto fino all’età di 20 anni.

D: Finita la scuola cosa è successo?
R: Appena finita la scuola, mi trovai in questa situazione: avrei fatto le vacanze estive e a settembre sarei entrata a lavorare all’ufficio pubblicità della Piaggio. Quindi feci un viaggio a Roma e sarei dovuta rimanere là, ospite di amici, per tutta l’estate. È successo però che mi innamorai di Roma e della scultura. Quindi decisi che sarei rimasta là.

D: È stato un colpo di fulmine con la scultura?
R: Diciamo che sono cresciuta nei musei e che l’arte in casa mia c’è sempre stata. Mio padre a tre/quattro anni ci portava nei musei. Tutti leggevano e ascoltavano musica classica. Tutti erano fissati con il teatro. In casa mia si respirava aria di arte con naturalezza. Però non pensavo allo scultore come ad un lavoro attuale e fattibile. A Roma mi presentarono uno scultore, la classica situazione amico di amici, e rimasi folgorata dal suo lavoro. Mi fu proposto di diventare sua allieva. Lui era Giulio Ciniglia, che poi in seguito è diventato il mio compagno e lo è stato per 35 anni.

D: Quindi hai iniziato il tuo percorso nella scultura…
R: Sì. Lui mi ha insegnato, poi sono diventata sua assistente.

D: Cosa fa l’assistente di uno scultore, in pratica?
R: In genere io lo aiutavo con le sculture di grandi dimensioni, mettevo la creta. Da lui ho imparato tutto, anche a lucidare il lavoro finito. Posso dire tranquillamente che io non ho fatto la scuola d’arte, ma “sono andata a bottega”, come si diceva una volta. Ho imparato il mestiere sul posto.

D: Poi come sei passata da assistente a scultrice?
R: È stato un passaggio fluido. Mentre lo aiutavo, facevo anche cose mie. Mi appassionava la figura umana.

“Non volevo studiare per niente, in nessun modo, quindi dovevo trovare un posto dove parcheggiarmi”

lucilla gattini
cinzia donati giornalista e blogger 2

Sono Cinzia.
Faccio – con calma! – la giornalista e la blogger, con un occhio attento alla socialsfera.
Amo intercettare e raccontare persone, personaggi e luoghi da scoprire attraverso le interviste, che chiamo scherzosamente “torture”!

Sono appassionata di tecniche e interventi mirati a dare visibilità, come ad esempio la tortura personalizzata o il corretto uso dei social.
Contattami! oppure guarda i miei servizi qui

D: Tuttora la figura umana è la tua passione?
R: Sì. L’astratto non mi dice nulla. Ho bisogno di avere come idea principale un corpo o comunque un essere vivente dove ci sia un’anatomia. Parto dal discorso della scultura classica, ellenistica, romana e cerco di attualizzarla e di dargli un senso moderno. Parto dalla struttura anatomica e la attualizzo.

D: Possiamo fare un esempio?
R: La mia “Top Model” è un manichino senza testa e vuoto internamente. La testa è una maschera appoggiata a terra. Ha un buco all’altezza dello stomaco, da dove si vede che l’interno è vuoto e ha degli stracci che escono dal collo e dalle gambe. Oppure nel “Navigatore” c’è l’estrazione classica nel corpo e nell’idea. La figura del navigatore non ha tempo, c’è in tutte le epoche. Il mio è una metafora di oggi: è legato alla sua vela e sta andando alla deriva.

D: A un certo punto della tua vita ti sei trasferita da Roma a Pietrasanta, dove vivi attualmente…
R: Sì. Volevo imparare a lavorare il marmo e tutti gli artisti a Roma dicevano che per fare quello dovevo venire qua. A Roma facevo creta e gesso. Nell’estate 1973 sono venuta a Pietrasanta per dedicarmi al marmo. Nel 1974 con Ciniglia abbiamo affittato lo studio in via Sant’Agostino e pian piano ci siamo trasferiti qua.

D: Quindi sei passata al marmo?
R: Sì. Inizialmente ho proseguito con creta e gesso. Poi passando al marmo, ho affiancato anche la terracotta. Al momento uno una miscela che non ha un nome.

D: Come mai non ha un nome?
R: Perché l’ho inventata io! È un misto tra varie sostanze, tra cui polvere di marmo, un gesso particolare che si chiama ceramico e altri materiali. Al momento uso questa miscela. Per mio gusto personale non uso il bronzo, anche perché per quello bisogna affidarsi alla fonderia e a me, invece, piace fare tutto da sola.

D: Dovrebbe essere la norma di fare tutto da soli, oppure no?
R: Guarda, l’argomento è oggetto di tanti dibattiti! Secondo me uno scultore dovrebbe fare tutto da sé. Ad esempio gli artisti stranieri la pensano come me. Nel mio caso ciò vuol dire prendere un blocco di marmo e portarlo a scultura finita. Gli artisti italiani, invece, soprattutto quelli che hanno a che fare con sculture di grandi dimensioni, si affidano ad artigiani per sgrossare o lucidare il lavoro. Così accade che una scultura passa attraverso diverse mani, cosa che a me non piace per niente. Certo anche Michelangelo aveva gli assistenti, ma non è la stessa cosa. Ci sono alcuni miei colleghi che non sanno neanche fare il disegno iniziale, mettono solo l’idea, poi si affidano agli artigiani che preparano il lavoro finito. Ma questa mia convinzione è impopolare, tanto che tra gli scultori io rimango piuttosto in disparte…

D: Se ti commissionassero una scultura di grandi dimensioni, ti rifiuteresti di farla?
R: No. Potrei affidarmi, per certi passaggi, ad altri, ma sarei sempre costantemente vigile sul lavoro e lo vorrei controllare personalmente.

D: L’idea, secondo te, non è arte?
R: Questa cosa oggi si sente dire spesso. Secondo me per un artista l’idea è il punto di partenza attorno a cui costruire l’opera. E l’opera deve essere fatta dall’artista. Poi non parliamo delle installazioni, che magari sono idee bellissime, ma secondo me non c’entrano con l’arte così come la intendo io. Una come me, in questo panorama artistico, butta la spugna perché si sente tagliata fuori. Sono fuori tempo: chi dice le cose che dico io, si sente “vecchio”.

D: Ma come mai hai così radicata in te questa idea?
R: Io sento tantissimo questa sensazione della manualità. Mi viene la pelle d’oca quando penso agli scultori del Seicento alle prese con quei mezzi rudimentali che avevano, senza luce, che levigavano il marmo a mano.

D: Che strumenti usi per il marmo?
R: Martello pneumatico, che se ce l’avesse avuto Michelangelo chissà cosa avrebbe fatto!, frullino con i dischi da taglio, scalpelli di vario tipo, gradina. Qualcosa è elettrico e qualcosa è a mano. In ogni caso ci vuole forza. Per levigare poi uso le raspe e le carte vetrate, cioè lucido all’antica, non uso la vernicetta da applicare sulla superficie!

“Non ho fatto la scuola d’arte, ma ‘sono andata a bottega’, come si diceva una volta. Ho imparato il mestiere sul posto”

lucilla gattini

D: Come funziona questo lavoro?
R: (Ride) Funziona che qualcuno mi ordina un lavoro, principalmente i privati, e io lo realizzo.

D: Quanto tempo ti serve?
R: Lavorando almeno sei ore al giorno, per un pezzo di media grandezza, serve circa un mese di lavoro. Non sono tanto veloce.

D: Chi apprezzi tra i tuoi colleghi?
R: Giuliano Vangi credo che sia l’ultimo che rispecchia la mia idea di scultura, poi anche Novello Finotti. Tra le donne direi Cordelia Von Den Steinen, che è autonoma, fa tutto da sola ed è una maga della terracotta. Mi piace anche la vena originale di Maria Gamundi, molto poetica.

D: Raccontaci la tua giornata-tipo.
R: Non sono mattiniera. Non inizio mai prima delle undici, dopo una ricca colazione. Non pranzo. Faccio qualche pausa durante il giorno mangiando frutta e yogurt o fumando una sigaretta. Lavoro in studio fino alle otto di sera. Poi mi rilasso con qualche film o fiction. A volte, di sera o di notte, scrivo poesie e racconti.

D: Esci la sera? Fai vita sociale?
R: Ho tantissimi amici con cui vado spesso a cena.

D: Quali lavori hai in cantiere?
R: A settembre uscirà il libro “Antenati e forchette”, che è la biografia di una delle mie nonne, unita a ricette di famiglia un po’ particolari. Poi sto lavorando a un pesce di marmo bardiglio, un marmo grigio di cui ci sono cave anche qui a Pietrasanta. Titolo provvisorio “Pesce Fantastico”.

D: L’arte è gestibile come un lavoro vero e proprio?
R: L’artista alla fine è un po’ come un impiegato. Non è che possa permettersi di aspettare l’ispirazione o l’idea per lavorare. Quando finisce una scultura, ne deve iniziare un’altra e così via, se vuole vivere solo di arte! Poi, per vendere le sculture, deve partecipare alle mostre oppure affidarsi ai mercanti o al passaparola.

D: Il mercato è saturo?
R: Qui in Italia un po’ sì. Vedo che gli artisti stranieri vengono qui, ma poi si portano a casa le sculture per venderle all’estero, dove tutti adorano l’arte italiana.

D: Un tuo pregio?
R: La lealtà.

D: Un difetto?
R: La collericità. Mi controllo, ma sono irosa. Sono un segno di fuoco!

“A Roma mi presentarono uno scultore, la classica situazione amico di amici, e rimasi folgorata dal suo lavoro. Mi fu proposto di diventare sua allieva. Lui era Giulio Ciniglia, che poi in seguito è diventato il mio compagno e lo è stato per 35 anni”

lucilla gattini

Chi è Lucilla Gattini

Lucilla Gattini è nata il 1° agosto 1951 a Firenze. Nella città natale e nei suoi musei ha subito fortemente fin dall’infanzia il fascino della scultura; vi si è dedicata completamente dal 1971, inizialmente sotto la guida dello scultore Giulio Ciniglia del quale è stata assistente. Per perfezionare la tecnica del marmo, dopo un soggiorno romano, è giunta a Pietrasanta e nel 1974 vi ha stabilito lo studio in cui tuttora lavora e vive gran parte dell’anno. La sua attività scultorea comprende il marmo, la terracotta, più raramente il bronzo; dallo studio dei materiali è arrivata alla realizzazione di un prodotto fatto di una miscela di componenti diverse, che può essere patinato o dipinto e con cui esegue opere del tutto singolari. Anche i richiami di tipo mitologico, considerando i significati e la simbologia dei quali si sono caricati nel tempo, rappresentano un mezzo per esprimere l’umanità contemporanea. Oltre alla produzione di sculture gestite con la tradizionale attività artistica di mostre e vendita ai privati, ha messo a punto alcuni bozzetti per monumenti e plastici, realizzati in marmi policromi, di vasche e fontane.

Li torturo tuttiiiii!!!
Ti piacerebbe essere torturato, ehm… intervistato da me?
Ti piacerebbe parlare di te e raccontare ciò che fai, la tua attività, la tua professione?

L’intervista ti farà uscire dall’invisibilità!
Dai un’occhiata a come funziona! –> Cosa posso fare per te

*Cosa puoi fare per me?*
condividere questo articolo sui tuoi canali social
• inoltrare il link ai tuoi contatti whatsapp
• lasciare un commento in fondo all’articolo stesso
iscriverti alla Newsletter per non perderti nessun articolo! Compila il form in home page