Ultimo aggiornamento 18 Maggio 2022
L’INTERVISTA
pubblicata sul magazine Paspartu 16 febbraio 2015
Lo abbiamo incontrato a Palazzo Mediceo a Seravezza, in un pomeriggio in cui si presentava il suo ultimo libro, “Il telefono senza fili”.
Il suo pubblico, davvero numeroso per essere un pomeriggio infrasettimanale, lo conosce bene e segue divertito la sua presentazione, in cui è assoluto protagonista.
Da buon toscano, anzi pisano per la precisione!, ha sempre la battuta pronta e seguirlo “dal vivo” è davvero divertente. Dopo aver letto i suoi libri, se lo si incontra e si ascolta quello che dice, viene naturale da dire: “Eh sì, è proprio lui!”.

Partiamo dall’incipit, dove compare la categoria dei dipendenti pubblici…
Si tratta di un incipit volutamente qualunquista. Il libro in generale parla dei pericoli del luogo comune. Si basa sui luoghi comuni, sul “lo sanno tutti”, “dove c’è fumo c’è fuoco” e andando avanti si vede che invece non è sempre proprio così. Un esempio che faccio sempre è quello della malasanità. Continuamente sentiamo notizie che parlano di malasanità, ma è chiaro che se le cose le dicono al telegiornale sono notizie, cioè non sono la normalità. La normalità non fa notizia. Poi siamo abituati a raccontare che le cose non funzionano, abbiamo la tendenza a ricordare ciò che non va secondo le nostre aspettative, se le cose vanno bene secondo la normalità non ce le ricordiamo. Qual è l’arbitro che i tifosi ricordano? Quello che gli ha fatto perdere uno scudetto!
Siamo al quinto libro della serie BarLume
Al quinto libro mi è venuto da chiedermi: “Non è che ora inizio a rompere i coglioni a qualcuno?”. Il quinto è sempre la stessa cosa: i vecchietti, il mare, prima o poi muore qualcuno… È tutto uguale, ma lasciatemi qui! (ride)
“Se le cose vanno bene non ce le ricordiamo. Qual è l’arbitro che i tifosi ricordano? Quello che gli ha fatto perdere uno scudetto!”
Come si fa per far viaggiare una notizia in modo efficace?
Allora… Dirla ai cari amici crea un circolo chiuso. Se invece la dico al bar, inizia a viaggiare. Esiste il “Teorema fondamentale del pettegolezzo” che dice che parlare della notizia a chi si incontra occasionalmente, ad esempio al bar, fa viaggiare la notizia stessa. Questa cosa non l’ho inventata io, ma fa parte della “Teoria delle reti” che studia come si propagano le notizie e ci sono regole ben precise. Se ne parla nel libro “Nexus”. Quindi il “Teorema del pettegolezzo” dice che una notizia viaggia più velocemente se affidata a conoscenze occasionali.
Come mai questo aspetto multimediale così spiccato?
È una questione di vivere nel 2015. Anche se scegli personalmente di non usare la tecnologia, non puoi ignorare gli effetti prodotti da chi ti circonda e la usa. Sarebbe come dire che posso attraversare tranquillamente la strada tanto non ho la macchina! Poi bisogna considerare che chi scrive gialli ha un grande problema: tutte le idee buone le ha già avute Agatha Christie, perciò la tecnologia mi permette di inventare idee nuove. Bisogna sapere che se si va dallo psichiatra, la prima domanda che lui ci fa è: “Lei ha uno smartphone?” e se la nostra risposta è “Sì”, lo fa disattivare immediatamente. Se hai uno smartphone la possibilità di fare per 30 minuti di fila la stessa cosa senza che nessuno ti rompa i coglioni è davvero bassa, oltre al fatto di perdere la privacy.








Sono Cinzia.
Faccio – con calma! – la giornalista e la blogger, con un occhio attento alla socialsfera.
Amo intercettare e raccontare persone, personaggi e luoghi da scoprire attraverso le interviste, che chiamo scherzosamente “torture”!
Sono appassionata di tecniche e interventi mirati a dare visibilità, come ad esempio la tortura personalizzata o il corretto uso dei social.
Contattami! oppure guarda i miei servizi qui
Quale personaggio ami di più?
Direi Ampelio o Massimo. Ampelio è il ritratto del mio vero nonno, un po’ modificato, ma non esagerato, anzi: ho smussato! (ride) A partire dal nome, perché mio nonno si chiamava Varisello. Mio bisnonno fece una scommessa: se fosse tornato vivo dalla guerra, avrebbe chiamato i figli con il nome dei forti dove stava facendo addestramento. I forti si chiamavano Forte Varisello e Forte Roccia. E cosa successe? Ebbe due gemelli, maschio e femmina… Perciò sua sorella come si chiamava? (ride)
Che tipo era il nonno?
Il nonnaccio era un socialista e bestemmiatore. Aveva anche un fratello che si fece prete a Forte dei Marmi, don Piero Malvaldi. Mio nonno era alto un metro e sessanta. Un giorno si trovò davanti all’Arcivescovo di Pisa, che era una figura imponente e ricoperto d’oro, e gli disse: “Oh! Per quelli come te, c’è voto di povertà!”. Era sincero, l’ipocrisia della buona educazione non la conosceva. Andava spesso a casa di suo fratello prete, che riceveva visite di fedeli. Un giorno si presentò a casa una perpetua con un pollo spennato in mano. Bussò – perché mio nonno l’aveva avvisata “Se suoni mi consumi la corrente” – e presentò il pollo, che a quei tempi era un bel regalo. Lui dalla porta urlò: “Piero! C’è du’ galline per te!”.
“Al quinto libro mi è venuto da chiedermi: ‘Non è che ora inizio a rompere i coglioni a qualcuno?'”
Nel libro c’è un aneddoto che riguarda la città di Calci
A Calci c’è un monumento che ricorda le vittime della guerra del 1915/’18. È un soldato con un’asta in mano e non si capisce bene in quale posizione sia, sembra quasi che stia per dare un calcio. Si dice che sotto questo monumento ci fosse una targa con scritto “Calci ai caduti”. In realtà non si sa se questo episodio sia vero.




Qual è la parte di Pisa che preferisci?
Via delle Piagge, per un motivo semplice. A me piace andare a correre. Alle sei/sette di mattina su quel viale ci sono più di quaranta specie diverse di passeracei. È qualcosa di pauroso, è bellissimo, è una figata colossale, perché sembra di essere in un bosco, invece sono a cinque minuti da casa mia. Poi anche la Cappella di Sant’Agata, del 1100, monumento più antico di Pisa che nessuno conosce. Io abitavo vicino a Ponte Solferino e so che c’è da sempre una specie di transumanza verso la Torre Pendente. Succede questa cosa assurda: i turisti passano accanto alla Chiesa della Spina, che è la più bella chiesa gotica d’Europa, e la ignorano! Vanno dritti verso la Torre…
“La scuola non aiuta: ti danno il libro da leggere e poi la scheda di lettura da compilare che sembra una complicata forma di tortura”
Se ti chiamano “il Camilleri toscano”, come la prendi?
O male male o bene bene! Bisogna dire che Camilleri ha ritirato fuori il giallo italiano, scritto in siciliano. Cosa che qualunque esperto di marketing avrebbe detto che era una follia, che sarebbe stato non solo non letto, ma proprio non pubblicato. Quindi se non ci fosse stato Camilleri, forse io non ci sarei stato. I miei personaggi parlano così come sono.
Era un sogno, diventare scrittore?
Il mio sogno era fare il chimico. Ma all’Università non vedevo uno stipendio da tre anni e questo ha facilitato il distacco. La realtà è che sono un trombato, uno che non ce l’ha fatta e che aveva un piano B. Non si decide mai di scrivere. Primo Levi era chimico, Franz Kafka era avvocato, tutti i grandi scrittori avevano una professione. Bisogna dire che se non hai una vita tua, con una professione, non hai niente da scrivere. Nei libri si parla spesso di cibo, di situazioni ordinarie, così chi legge si immedesima. È una cosa che si fa normalmente. Se ho una vita di cui parlare, ho la possibilità che qualcuno si riconosca.
“Esiste il ‘Teorema fondamentale del pettegolezzo’ che dice che parlare della notizia a chi si incontra occasionalmente, ad esempio al bar, fa viaggiare la notizia stessa”
Il libro che avresti voluto scrivere
“Il sistema periodico” di Primo Levi. È un’autobiografia scritta in capitoli e ogni capitolo è un elemento chimico. È il libro perfetto, secondo me. Ogni capitolo si accompagna a una metafora chimica o chimico-fisica. La letteratura dovrebbe farti vedere la realtà che conosci attraverso un mondo che non conosci, ma che riconosci subito.
Il libro che ti ha cambiato la vita
“Il giovane Holden” di Salinger. Parla di un giovane che racconta bugie perché racconta la realtà che vorrebbe vivere. Mi ci sono ritrovato.




È vero che volevi fare il cantante lirico?
Sì, è vero. Ero un basso profondo. Arrivavo fino al Mi grave e avevo dei buoni acuti. Ma non avevo talento, non avevo l’x factor, la riconoscibilità. Ero un bravo studente di canto. Punto.
La riconoscibilità?
Allora… Battisti era stonato, non coglieva una nota, però non puoi non riconoscerlo. Come nella lirica, chi ascolta la Callas e la Tebaldi. La Tebaldi superava la Callas in tecnica, ma la Callas è diventata mitica perché non potevi non riconoscerla.
“Chi scrive gialli ha un grande problema: tutte le idee buone le ha già avute Agatha Christie”
Perché in Italia non si legge?
Non lo so. Ma ho due osservazioni da fare. 1. Si legge di meno, ma si leggono anche meno vaccate. Il mercato tedesco, ad esempio, è invaso da cose per non lettori, più dell’Italia. 2. Se lo sapessi, mi impegnerei alla grande sul mercato! (ride) Forse la scuola non aiuta: ti danno il libro da leggere e poi la scheda di lettura da compilare che sembra una complicata forma di tortura. Leggi perché vivi vite parallele, visto che se sei fortunato vivi solo 90/100 anni. Leggi perché ti potrebbe piacere.
Consigli per gli aspiranti scrittori
Ma non vedo perché… C’è già un mercato illimitato… (ride) Innanzitutto non scrivere gialli, perché c’è già il mercato saturo. Non pensare di farlo di professione. Viene meglio se non si fa di professione e con questo mi sto dando la zappa sui piedi. Io però faccio anche il casalingo. Scrivere cose che piacciono a te veramente, perché siamo esseri comuni ed è probabile che ci siano altre persone a cui piace ciò che piace a te. Assicurati di avere qualcosa da dire, perché non puoi parlare del tempo per duecento pagine. Questo non significa avere un messaggio sociale o qualcosa che cambierà il mondo, ma qualcosa che tu hai realizzato e che forse gli altri non hanno ancora realizzato, e allora magari gli fai un favore se lo scrivi!




Progetti in cantiere
Sto scrivendo un libro scientifico, divulgativo, sulla scienza dello sport, sulla fisica del calcio. Poi dovrei iniziare a scrivere un altro giallo, con protagonista un fine letterato di fine Ottocento, sulla linea di “Odore di chiuso”, il cui protagonista è Pellegrino Artusi, per completare la trilogia. Il titolo sarà “Buchi nella sabbia” e il protagonista è Ernesto Ragazzoni, di Orta Novarese, del 1870, poeta crepuscolare, un vero musicista delle parole. Poi dopo il secondo, si parlerà anche del terzo, fra un paio di anni e il protagonista sarà Giuseppe Moruzzi, medico, il fisiologo più grande d’Italia, un grande dell’Università di Pisa, una persona di una chiarezza di pensieri paurosa. Mio padre voleva fare il ricercatore e Moruzzi gli chiese: “Lei è ricco di famiglia? In caso contrario, glielo sconsiglio”.
Il BarLume in tv come va?
Questa estate abbiamo girato altri due episodi, venuto molto meglio dei primi due. Nel frattempo Carlo Monni, che è Ampelio, è deceduto e non ho ritenuto opportuno assegnare a qualcun altro il personaggio. La terza serie inizia con il funerale di Ampelio. Poi ci sarà Alessandro Benvenuti.
“Se hai uno smartphone la possibilità di fare per 30 minuti di fila la stessa cosa senza che nessuno ti rompa i coglioni è davvero bassa”
Tu ci sei fra i tuoi personaggi?
Io sono Aldo. È come mi immagino di essere da vecchio. In “Argento vivo” ci sono molti dei miei amici.
Ultima domanda: Tiziana esiste?
Tiziana non esiste. È il mio sogno. È il sogno in carne e ossa del Malvaldi. Ma se esistesse veramente una Tiziana, non vi direi dove si trova!




Chi è Marco Malvaldi
Nato a Pisa il 27 gennaio 1974, Marco Malvaldi attualmente vive nella sua città natale. Studente della Scuola Normale Superiore di Pisa e assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Pisa, ha esordito nella narrativa nel 2007 con il giallo “La briscola in cinque”, pubblicato con Sellerio. Nel 2008 ha pubblicato “Il gioco delle tre carte”, seguito da “Il re dei giochi”, del 2010. Nel 2012 è uscito “La carta più alta”. Nei quattro libri, che compongono la serie del BarLume, compaiono gli stessi personaggi principali: il barista Massimo, gli anziani frequentatori del bar che spesso si esprimono in vernacolo pisano (nonno Ampelio, Aldo, il Rimediotti e il Del Tacca), il commissario Fusco e la banconiera Tiziana. Malvaldi ha pubblicato un quinto giallo intitolato “Odore di chiuso”, con protagonista Pellegrino Artusi e ambientato alla fine dell’Ottocento. Nell’ottobre 2011 ha pubblicato “Scacco alla torre”. Il libro è una guida per una passeggiata nella sua città natale. Uno dei primi racconti presenti nel libro, “Finalmente soli”, che narra di una passeggiata notturna, è ispirato ad uno scatto del fotografo Nicola Ughi, suo ritrattista ufficiale e anch’egli pisano. A fine ottobre 2012 Sellerio ha pubblicato un nuovo giallo di Malvaldi, dal titolo “Milioni di milioni”, ambientato nell’immaginario paese toscano di Montesodi Marittimo. Nel settembre 2013 Sellerio pubblica il romanzo “Argento vivo”, la cui vicenda ruota attorno a un doppio furto: quello di una Peugeot 206 color argento e quella di un computer portatile del medesimo colore; e di una doppia coppia – Paola e Giacomo e Letizia e Leonardo – le cui vicende si aggrovigliano e si sciolgono a corrente alternata. Nel luglio 2013 vince il Premio letterario La Tore Isola d’Elba.




Questo incontro è stato promosso e curato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Seravezza e dal relativo Ufficio ed è stato condotto dalla dott.ssa Michela Corsini.
Li torturo tuttiiiii!!!
Ti piacerebbe essere torturato, ehm… intervistato da me?
Ti piacerebbe parlare di te e raccontare ciò che fai, la tua attività, la tua professione?
L’intervista ti farà uscire dall’invisibilità!
Dai un’occhiata a come funziona! –> Cosa posso fare per te
*Cosa puoi fare per me?*
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