Ultimo aggiornamento 18 Maggio 2022

L’INTERVISTA
pubblicata sul magazine Paspartu 16 luglio 2013

Abbiamo incontrato Michele Cucuzza – giornalista Rai e volto noto televisivo – nell’ambito della rassegna culturale “Viareggio Incontri”, un evento che, sulla terrazza del Caffè Il Principino di Viareggio, ospita nel corso dell’estate personaggi di chiara fama. Ci ha raccontato la sfida di Mauro Ferrari, il matematico italiano che sta rivoluzionando la lotta ai tumori.

Michele Cucuzza intervistato a Viareggio Incontri
Michele Cucuzza intervistato a Viareggio Incontri

D: Come nasce questo suo libro, “Il male curabile”?
R: Nasce da un incontro casuale, fortuito, con un professore italiano che da anni sta in America, Mauro Ferrari. Vive a Houston. È un ingegnere, laureato in Matematica, che ha avuto una terribile disgrazia: sua moglie è morta di cancro all’età di 32 anni. Da allora lui ha deciso di dedicarsi alle nanotecnologie applicandole al cancro. A Houston ha un laboratorio dove lavorano circa cento studiosi. Tiene seminari su questo argomento in tutto il mondo. L’ho incontrato in un suo seminario sul Lago di Como e sono rimasto appassionato, come tutti i colleghi giornalisti, a questo argomento. Gli ho chiesto di raccontarmi più cose di se stesso e lui, a sua volta, mi ha chiesto di occuparmi di questo libro. Mi ha portato a Houston a visitare questo suo fantastico laboratorio.

Michele Cucuzza e il pubblico di Viareggio Incontri
Michele Cucuzza e il pubblico di Viareggio Incontri
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Sono Cinzia.
Faccio – con calma! – la giornalista e la blogger, con un occhio attento alla socialsfera.
Amo intercettare e raccontare persone, personaggi e luoghi da scoprire attraverso le interviste, che chiamo scherzosamente “torture”!

Sono appassionata di tecniche e interventi mirati a dare visibilità, come ad esempio la tortura personalizzata o il corretto uso dei social.
Contattami! oppure guarda i miei servizi qui

D: Che personaggio è il professor Mauro Ferrari?
R: Ferrari è un cinquantenne pieno di energia e di carica umana, una persona molto semplice e molto comunicativa, sicuramente molto dotto e anche segnato dalla vita. Ha saputo trasformare questo suo dolore e questa sua sofferenza in energia. Questo probabilmente lo deve al fatto che è una persona di fede, una persona credente. Ha questo dono. Non tutti ce l’hanno, ma chi ce l’ha si sente strumento di qualcosa di più grande e questo gli dà molta forza.

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D: Cosa sono i nanofarmaci e la nanotecnologia che Ferrari sta studiando?
R: “Nano” significa un qualcosa di un milionesimo di millimetro. Si tratta di particelle infinitesimali che esistono in natura. Immaginati le farfalle che hanno questi colori meravigliosi. Beh… Questi colori non esistono, sono solo frutto della rifrazione della luce e la luce si rifrange perché esistono delle particelle molto piccole molto vicine al corpo della farfalla che permettono alla luce di fare questo gioco. Quando, almeno venti anni fa, l’uomo ha iniziato a studiare le nanotecnologie, lo ha fatto imitando la natura e ha cominciato a costruire cose piccole. Per esempio: l’uomo si è accorto che le foglie, quando sono fresche e verdi, non si bagnano perché hanno una peluria che consente loro di rimanere impermeabili. Questo ha fatto sì che l’uomo costruisse una serie di abiti e indumenti particolarmente refrattari alla pioggia, perché utilizzano nanoparticelle costruite in laboratorio simili a quelle che esistono in natura, copiate dalla natura.

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D: Come si arriva all’idea di Ferrari?
R: L’idea di trasferire tutto ciò nella battaglia contro il cancro è venuta a Ferrari e ad altri studiosi americani, in seguito al terribile lutto della moglie. L’idea cioè di confrontarsi con la nanoparticella, addirittura più piccola della cellula. Pensa: l’uomo scende nella dimensione infinitesimale. Lui pensa di poter condurre le medicine di cui disponiamo, di portarle nella zona della metastasi. A partire proprio dalla chemioterapia. Le medicine, essendo chimiche, uccidono le cellule. Il problema delle chemio non è che sono pericolose in sé, ma lo diventano perché si disperdono nel corpo e fanno perciò male anche alle parti sane del corpo umano: midollo osseo, sistema immunitario e tanto altro, compresa la caduta dei capelli. Lui allora dice: “Io trovo delle macchinette, delle matrioske, dei missili multistadio – lui le chiama “taxi” – che portino queste medicine minuscole dentro i vasi sanguigni nelle zone del cancro”.

michele cucuzza a viareggio incontri
Michele Cucuzza sul palco di Viareggio Incontri

D: Di cosa sono fatte queste macchinette?
R: Di silicio poroso, cioè sabbia, silicon valley, cioè lo stesso materiale che conduce le energie e le memorie dei nostri computer, telefonini, eccetera.

D: Ci sarà l’inizio di una nuova vita senza il cancro?
R: Più che senza, Ferrari molto più realisticamente pensa a un cancro che diventa una malattia cronicizzabile, cioè contenibile, un po’ come il diabete: fastidiosa, però dove una qualità della vita accettabile c’è e c’è anche una lunga aspettativa di vita. Lui non dà numeri con precisione, ma dice che i nostri figli e i nostri nipoti – parlo della mia generazione! – vivranno questa nuova epoca.

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“Ha saputo trasformare questo suo dolore e questa sua sofferenza in energia”

Chi è Michele Cucuzza

Michele Cucuzza (Catania, 14 novembre 1952), è un giornalista, conduttore radio-televisivo, scrittore e blogger. Nel 2012, per il libro “Il male curabile” (Rizzoli), ha vinto a Roma il premio “Volere, Volare – Il meglio del made in Italy”, a Catania il Premio Turi Ferro, a Nettuno il Premio Gensini nell’ambito del Photofestival. Laureato in Lettere Moderne, editorialista del quotidiano Corriere dell’Umbria, nell’agosto 2012 ha fatto, con Barbara De Rossi, il cooperante di InterSos, nel campo di rifugiati di Makpandu, in Sud Sudan. Collabora con la rivista culturale online Totalità.it e tiene una rubrica di interviste a personaggi della cronaca su Diva&Donna. Scrive i suoi commenti su Microtalk.it, il network di opinione on line. Tiene lezioni di comunicazione audiovisiva presso la Scuola Superiore di Polizia. Aggiorna costantemente con commenti, articoli e interviste la sua pagina Facebook e quella su Twitter (@michelecucuzza). Ha scritto “Ma il cielo è sempre più blu”, dedicato alla rivolta civile dei ragazzi calabresi contro la ‘ndrangheta e per la legalità. Nel 2007 ha pubblicato “Sotto i 40?, storie di giovani italiani di successo. Il suo diario online, tratto dal blog, è andato in stampa, nel 2008, con il titolo “Fuori dalla rete”. Nel 2012 ha pubblicato per Rizzoli “Il male curabile”, un reportage realizzato a Houston, Texas, dove uno scienziato italiano, il prof. Mauro Ferrari, grazie alle nanotecnologie, conduce una rivoluzionaria lotta contro i tumori. Disponibile a cimentarsi anche sul versante dell’intrattenimento e dell’autoironia, nel ‘97-’98 ha partecipato, su Rai3, alla Posta del cuore, con Sabina Guzzanti, interpretando un giornalista disperato perché abbandonato dalla fidanzata. Nell’agosto 1995, il Tg2 conquista ottimi ascolti e il Corriere della Sera e il Messaggero parlano di “Effetto Cucuzza”. Dal 2003, diventa testimone dell’Istituto Oncologico Romagnolo di Rimini, incarico che mantiene tuttora. Nel 2007, il direttore di Sky Tg24, Emilio Carelli, gli ha consegnato il Premio Ginestra d’Oro per la televisione e il giornalismo. Sin da piccolo ha avuto passione e curiosità per il mestiere di giornalista, benché i suoi genitori facessero tutt’altro: il padre era uno stimato vulcanologo e la madre si occupava della famiglia. Sui fogli a quadretti di scuola, con ritagli di giornali e articoli scritti a penna, costruiva giornalini di attualità ispirati ai periodici che circolavano a casa, come Epoca e il primissimo Panorama; i suoi cugini ricordano ancora, con tenerezza, quando li costringeva a leggere le sue improbabili creazioni. L’esperienza a Radio Popolare, dove Michele è diventato giornalista professionista, è durata sette anni. Nel 1983 ha iniziato a collaborare con la Rai, sempre a Milano, dove – dopo due anni di precariato – è stato assunto come redattore ordinario. Nel 1988 è stato chiamato al Tg2 a Roma. Ha condotto, per dieci anni, tutte le edizioni di quel telegiornale e il programma di approfondimento giornalistico, Tg2 Pegaso. In quel periodo, nelle settimane in cui non era impegnato alla conduzione, Michele ha viaggiato per la sua testata, realizzando più di mille servizi e collegamenti di cronaca italiana e internazionale. Dal 1998 al 2008 ha condotto, tutti i pomeriggi, su Rai Uno, La vita in diretta, rotocalco popolare di attualità e cronaca dello spettacolo, per dieci anni il programma televisivo pomeridiano più visto. Dal settembre 2008 al maggio 2011, è stato, con Eleonora Daniele, il volto di Uno Mattina (Rai Uno)

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