Ultimo aggiornamento 19 Aprile 2023
La storia di Riccardo Ciullini parla del precariato nel mondo dello sport, nella fattispecie nel mondo dei bagnini che – racconta – “Nonostante la responsabilità della vita delle persone, devono lottare per avere un contratto di lavoro stabile”.
“Dopo 30 anni di bagnino non avrò i contributi necessari per la pensione. Da lì nasce la rabbia che ho sfogato in creatività”.
Così Riccardo si attiva e rende produttiva la rabbia, trasformandola in valvola di sfogo, che lo porta a pubblicare il suo primo libro, a creare una linea di abbigliamento, a pubblicare il fumetto ispirato al libro…
Ma andiamo con ordine.
La tortura
Riccardo, a che punto siamo della storia?
È uscito da poco “Le avventure di Rick Marlin”, edito da Porto Seguro, fumetto ispirato alla storia del mio primo libro, uscito qualche mese fa.
Facciamo un passo indietro. Come inizia la storia che ti porta fino qui?
La mia storia non è così rara: è fatta di lotta per riscuotere tutti i mesi, nella impossibilità di avere un contratto regolare con i contributi pagati, di tentativi per ribellarsi a tutto ciò.
Che lavoro fai?
Il bagnino: un lavoro che ho scelto e sempre amato, ma purtroppo sottostimato, nonostante le responsabilità. Quando si interviene, si interviene per salvare la vita! Facciamo corsi di aggiornamento, dobbiamo, oltre che intervenire in acqua, saper rianimare e usare il defibrillatore. Questa frustrazione di lavorare nel mio caso per ben 30 anni e non essere riconosciuto con un contratto di lavoro normale, mi porta a pensare a una realtà parallela, attraverso la fantasia e la creatività.
“Sognare è un grande anti depressivo, questa idea mi ha permesso di non deprimermi”





E parte la prima scintilla… In che anno siamo?
Tutto questo comincia un giorno nel 2002 con uno sport nuovo, dove i canestri galleggianti prendono forma sostituendo le porte galleggianti di pallanuoto. Progettai e realizzai il brevetto dei primi canestri galleggianti e scrissi il primo regolamento del gioco che chiamai “Waterbasket”. Nel 2003 con amici colleghi fondai la prima associazione sportiva, la Asd Waterbasket Firenze. Il waterbasket venne riconosciuto ufficialmente dal Coni, dalla Federazione Italiana Pallacanestro, dal Comitato Italiano Paralimpico grazie a una visione altamente integrativa della Waterbasket Firenze, in cui si è sempre proposto un gioco a squadre miste con partecipazione di famiglie intere, genitori, ragazzi, ragazze e diversamente abili che all’occorrenza potevano giocare con un corpetto galleggiante (muta a galleggiamento variabile) a cui pensai per favorire il galleggiamento durante il tiro a canestro o il passaggio durante l’azione.
Il waterbasket è diventato il tuo lavoro?
No. Attualmente si gioca un campionato italiano e ci sono vari tornei, ma fondamentalmente lo sport va avanti con tanto volontariato e passione e con le difficoltà di uno sport senza risorse economiche. È un bel sogno realizzato, ma non è diventato un lavoro per mancanza di un piano economico, per mancanza di una organizzazione, ancora oggi esiste per la volontà di tante persone che ci mettono tanto del loro tempo e proprie risorse economiche.




Nel frattempo il lavoro di bagnino inizia a vacillare, giusto?
Giusto. Nel frattempo, la quotidianità e le lotte lavorative hanno portato al cambio di gestione della piscina dove lavoravo, ma anche a un finale bizzarro, in cui non tutti i lavoratori furono ripresi dalla società nuova, compreso il sottoscritto che si era più esposto e aveva maggiormente pagato. Grazie a un grande senso di solidarietà degli altri lavoratori, che fecero a meno di 5 ore lavorative alla settimana, tutti venimmo riconfermati.
Un tunnel senza fine?
A questo punto, un ritrovamento casuale di un vecchio dvd, “Il vecchio e il mare”, poco dopo l’insediamento della nuova società, mi riportò indietro nei ricordi. I ricordi di gioventù: mio padre amante dei racconti di Ernest Hemingway, amante come me della pesca.




Inizia la rinascita…
Queste forti emozioni per me avevano un grosso significato, così grande da scommettere la mia rinascita. Mi sentivo Santiago, il vecchio Pescatore che aspettava con fiducia il suo Marlin per ben 87 giorni non prendendo niente, aspettando come me l’occasione della vita e allo stesso tempo mi sentivo il Marlin che lotta con tutte le forze per sopravvivere.
E nasce il primo frutto della tua creatività…
Sì, è nato così il marchio di abbigliamento Prince Of The Sea, con il mio simbolo: il pesce Marlin che campeggia su tutti gli svariati capi e accessori realizzati singolarmente e venduti su internet.
“Chi pensava che un bagnino potesse limitarsi a fare solo il suo lavoro, si sbagliava!”
L’amicizia ha un ruolo importante in questa storia, vero?
Sì. Prince Of The Sea nasce poco prima del Covid. Il sogno appena nato sembrava destinato già a morire. Incontrai Alessandro, amico che sposò il mio progetto e con cui ci promettemmo di non rinunciare al sogno.
E avete fatto bene a non rinunciare, perché poi è arrivata l’estate…
Sì… E i miei colleghi si sono trasformati in modelli! L’amicizia è arrivata di nuovo in mio soccorso: quella di tanti bagnini, istruttori di nuoto, atleti che, trasformati in modelli, si sono riconosciuti nel mio simbolo di ripartenza e speranza, il Marlin, Prince Of The Sea.




Come si potrebbe riassumere il messaggio di Prince Of The Sea?
Prince Of The Sea è amore verso la natura, amore per il mare e non solo. Ho voluto dedicare un mio piccolo contributo, ad esempio, con la pulizia delle spiagge, come avvenuto a Livorno.




Dopo la linea di abbigliamento e oggettistica, arriva il libro…
Sì, pubblicato con Porto Seguro. Lì racconto questa mia storia, con Marlin simbolo della rinascita. La storia nasce anche per dare forza alla linea di abbigliamento.
E ora siamo al fumetto!
Sì! Volevo dare immagine ai protagonisti, li volevo vedere. La storia è la stessa del libro, a cui si aggiungono i personaggi disegnati.
Immagino che tu abbia qualcosa che bolle in pentola, dopo il fumetto…
Ho scritto una bozza per una sceneggiatura cinematografica, con dialoghi e personaggi. Seppure non realizzata in maniera professionale, ha ricevuto riscontro dalla casa di produzione Movi Production, attraverso la responsabile Martina Borzillo, con l’intento di lavorarci sopra. Quasi non ci credevo! Mi sono messo subito a migliorare il lavoro. La fortuna mi ha fatto incontrare Massimiliano Nocco, Walter Nestola, Massimiliano Vestri, emergenti sceneggiatori e registi, che mi aiutano a completare il lavoro.
Il fumetto, inoltre, potrebbe essere il primo di una serie di episodi!




Sono Cinzia.
Faccio – con calma! – la giornalista e la blogger, con un occhio attento alla socialsfera.
Amo intercettare e raccontare persone, personaggi e luoghi da scoprire attraverso le interviste, che chiamo scherzosamente “torture”!
Sono appassionata di tecniche e interventi mirati a dare visibilità, come ad esempio la tortura personalizzata!
Contattami!
Qual è la tua caratteristica caratteriale che ti serve di più?
Credere in quello che faccio, accettando le critiche, ma senza farmi influenzare.
Come ti promuovi?
Uso Instagram, profilo Prince Of The Sea.
Come sei venuto a conoscenza de La Stanza delle Torture?
Cercando su Google un modo per farmi conoscere!




Chi è Riccardo Ciullini
Nato a: Firenze
Quando: 11 gennaio 1967
Vive a: Firenze
Che lavoro fa: bagnino e istruttore in palestra
Pregio: determinato
Difetto: “Sono un testone!”




Dove possiamo trovarlo
E-mail riccardociullini@yahoo.it
www.princeofthesea.it




Qui: il fumetto “Le avventure di Rick Marlin”
“Il mio messaggio è non smettere mai di sognare e non rinunciare alle proprie idee: il viaggio vale sempre la pena di essere fatto”
Li torturo tuttiiiii!!!
Ti piacerebbe essere torturato, ehm… intervistato da me?
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Dai un’occhiata a come funziona! –> Cosa posso fare per te
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