Ultimo aggiornamento 1 Dicembre 2022
Stefano Busà è nel suo studio di registrazione in Versilia, a Lido di Camaiore, quando lo raggiungo per intervistarlo.
Mi ha colpito, in estate, un comunicato stampa della sua responsabile della comunicazione Francesca Navari, che annunciava il traguardo dei 500 personaggi famosi coinvolti a cantare.
Un archivio smisurato di aneddoti e personaggi: da Diego Abatantuono a Giorgio Panariello, da Alfonso Signorini a Elenoire Casalegno, da Pupo a Federico Chiesa, da Matteo Bocelli a Stash dei Kolors, da Aurora Ramazzotti a Marco Travaglio.
Con circa 30 anni di carriera alle spalle, al momento è uno dei performer più gettonati in tutti i locali d’Italia.

La tortura!
Cosa rispondi quando ti chiedono che lavoro fai?
Faccio il musicista, cantante, producer a tempo pieno. Devo dire che ora me lo chiedono un po’ meno…
Hai scelto Lido di Camaiore come luogo dove vivere. Come mai?
Per una scelta di vita, a un certo punto ho deciso che il mare è la mia casa. Con una decisione improvvisa, circa 25 anni fa ho lasciato casa a Pistoia, dove sono nato, e sono arrivato in Versilia, perché stavo male senza il mare. Già da ragazzo mi piaceva andare a vivere per qualche mese a Lido di Camaiore, stare lì da solo, casa e mare. Era una situazione creativa, il mare era ed è fonte di ispirazione, anche in inverno.
Come hai iniziato?
La musica non l’ho scelta, semplicemente è entrata nella mia vita. Mia sorella più grande – io avevo 10 anni e lei 15 – decise di studiare il pianoforte. Così entrò un pianoforte in casa mia. Lei studiava e io, quando poi lei non c’era, risuonavo a orecchio e senza fatica quello che lei aveva studiato.
A orecchio?
Sì, ho iniziato subito a riprodurre a orecchio e a inventare musica nuova.








“La musica non l’ho scelta, semplicemente è entrata nella mia vita”




Sono Cinzia.
Faccio – con calma! – la giornalista e la blogger, con un occhio attento alla socialsfera.
Amo intercettare e raccontare persone, personaggi e luoghi da scoprire attraverso le interviste, che chiamo scherzosamente “torture”!
Sono appassionata di tecniche e interventi mirati a dare visibilità, come ad esempio la tortura personalizzata!
Contattami!
Poi hai studiato musica?
Ho studiato pianoforte classico fino a 20 anni. A 14 anni avevo già il mio primo gruppo che si chiamava Lars 66. Eravamo 4 ragazzi minorenni. Ho finito le superiori, ho fatto due anni di DAMS a Bologna.
La musica era nei tuoi progetti fin da bambino?
Sì, ho sempre voluto fare quello. Mio padre era poliziotto, mia mamma casalinga. Secondo quello che si diceva in casa, avrei fatto il poliziotto oppure l’impiegato di banca. Il lavoro artistico era difficile da affrontare per i miei genitori. E lo capisco. Posso dire che sono partito da zero: non sono figlio di artisti, ho fatto tutto da solo.
Negli anni di professione musicale hai attraversato varie fasi?
Sì. Quella dei primi gruppi da adolescente, poi a 20 anni circa ho iniziato a lavorare nel mondo del pianobar, suonavo senza cantare. Poi ho deciso di fare pianobar vero. Allora sono andato a scuola di canto, avevo l’intonazione ottima però dovevo imparare a cantare. Ho scelto un’insegnante di canto vera, molto preparata.
Durante il percorso, quali difficoltà hai incontrato?
Principalmente due: trovare lavoro, non essendo figlio di persone del mondo della musica o dello spettacolo e trovare un impresario che mi aiutasse nella ricerca di lavoro.
Ricordi il primissimo incarico?
Avevo 20 anni. A giugno mi venne a sentire il proprietario di un hotel delle Dolomiti. Mi ingaggiò e feci la prima stagione estiva a Moena. Fu un successo incredibile che mi dette molto coraggio! Lì ho deciso che mi piaceva il pianobar e cantare!








La tua performance comprende anche il coinvolgimento del pubblico?
La parte del coinvolgimento l’ho scoperta lavorando. In realtà non ho molto lo spirito dell’animatore. Il mio modo di animare le persone e le serate parte dalla musica. Faccio un grosso lavoro di pre-produzione. Preparo le basi da solo, le ri-arrangio e le suono in modo che tutte le canzoni diventino da ballare. Il mio è un pianobar non da sottofondo, ma è un pianobar dove si balla! Proprio per coinvolgere tutti e avere il massimo dell’attenzione, in un tempo in cui le persone hanno pochissima attenzione, lavoro molto alla preparazione della musica.
Dovendo scegliere una caratteristica che ti contraddistingue, cosa diresti?
Una dote è l’empatia con il pubblico e la sensibilità. Sono lì presente e osservo le persone. A volte sono lento e a volte sono veloce, a seconda di chi ho davanti. Ho una predisposizione nel tenere la sala. Un’altra cosa che mi contraddistingue è che sono cresciuto con una buona educazione.
Seguire attentamente le persone immagino che sia molto impegnativo…
Le persone si vogliono divertire, non tanto ascoltare un concerto. Questo è un grande impegno a livello mentale.
È vero che lavori per eventi super vip, tipo matrimoni blindati e feste super private in tutta Italia?
Sì, già da qualche anno. Però non ho foto purtroppo. Ad esempio dell’evento con il Principe Alberto, così come degli eventi segretissimi, non ho foto.
“A un certo punto ho deciso che il mare è la mia casa”




Questa estate hai festeggiato i 500 vip che hai invitato a cantare. C’è qualcuno che non ha accettato l’invito e non ha voluto esibirsi con te?
No, perché non sono io che li vado a prendere. Si propongono da soli.
Il più simpatico?
Il calciatore Riccardo Montolivo, gentile e dolcissimo, ma anche Giorgio Panariello.
Chi ti ha stupito?
Mi ha stupito Pupo, che dopo un concerto in Capannina è venuto a cantare con me.
Il più performante?
Marco Travaglio… A un matrimonio non smetteva più di cantare!
Il più bravo?
Due: Giorgio Panariello e Pupo.
Quello che non sapeva cantare?
(ride) Montolivo.




Un complimento ricevuto che ti ha fatto piacere?
Il patron della Capannina di Franceschi di Forte dei Marmi, Gherardo Guidi, che è un uomo possiamo dire tutto d’un pezzo, non avvezzo in modo particolare ai complimenti, disse una cosa che ricorderò sempre. Al termine della prima stagione in Capannina, circa 25 anni fa, mi ricordo la scena: erano le cinque di mattina, ero seduto insieme a Carmelo Santini, il mio impresario a quel tempo, arrivò Guidi e disse: “Bravo questo ragazzo! Teniamolo d’occhio”. Risultato: da più di 20 anni lavoro come resident del pianobar alla Capannina di Forte dei Marmi.
Invece una critica che ti ha dato fastidio?
Non me lo ricordo. C’è una cosa che mi dicono spesso, che però io prendo come complimento! Quando, facendo un pezzo di qualcuno famoso, mi dicono che sono bravo ma che non lo canto come l’originale. Per me è un complimento, perché non imito, ma canto alla mia maniera con la mia voce!
Hai hobby?
Non ne ho, sono totalmente concentrato sulla musica. Faccio tutto da solo: management, social, logistica. È impegnativo e richiede tempo. A livello di social mi piacerebbe comunicare con una mia cifra stilistica, tra fashion, moda, eleganza. Così come mi piacerebbe qualcuno che mi curasse il look…
Progetti futuri?
Fare altre date in tour. Poi produzione mia musicale. Sto scrivendo una canzone…




“Non sono figlio di artisti, ho fatto tutto da solo”
Dove possiamo trovare Stefano Busà
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FOTO DI FABRIZIO NIZZA
Li torturo tuttiiiii!!!
Ti piacerebbe essere torturato, ehm… intervistato da me?
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