Ultimo aggiornamento 18 Maggio 2022
L’INTERVISTA
pubblicata sul magazine Paspartu 1 settembre 2014
In un campo a Pietrasanta, la frase “Ho un sogno” scritta con le colture vegetali, visibile dall’alto con il drone, campeggia per rappresentare l’arte e la pace. A guidare il progetto in Italia, l’artista Tatiana Villani.

Una piccola introduzione per spiegare di cosa stiamo parlando, che a nostro avviso è qualcosa di veramente unico e incredibile!
Un progetto incredibile
A Pietrasanta (unica città in Italia) è in corso il progetto artistico “Ho un sogno”, parte di “I have a dream”, un progetto internazionale (che coinvolge 33 località di 33 Paesi nel mondo) sull’arte globale, la coltivazione e la pace, che è in corso di presentazione alla Biennale di Vancouver 2014/2016, come una corale video-installazione. Tutto nasce dall’idea dell’artista indiana Shweta Bhattad.
Dal cielo sono visibili le parole “I have a dream” (a Pietrasanta “Ho un sogno”) realizzate con le colture vegetali in diverse lingue e parti del mondo.
L’artista Tatiana Villani, invitata a sviluppare l’iniziativa in Italia, ha scelto di coltivare il sogno a Pietrasanta. Ha presentato l’idea alla Rete per un Luogo Comune (che si occupa di creare comunità sul territorio, far incontrare associazioni e cittadini), che ha abbracciato l’iniziativa attivando sinergie. La coltivazione della scritta è stata possibile grazie all’ausilio della terra di Mariano Moriconi (fattore) e dell’attiva partecipazione della sua compagna e aiutante Silvina Spravkin. Di volta in volta si sono aggiunti cittadini e associazioni che hanno regalato tempo e competenze.
Tutto è stato documentato con testi e foto e il video di tutto il percorso è attualmente esposto in Biennale a Vancouver.
Questa incredibile esperienza ha dato modo di parlare della storia dell’inceneritore di Falascaia, di come coltivare in modo pulito. “I have a dream” ha dato l’occasione per pensare una società armonica e solidale.








Sono Cinzia.
Faccio – con calma! – la giornalista e la blogger, con un occhio attento alla socialsfera.
Amo intercettare e raccontare persone, personaggi e luoghi da scoprire attraverso le interviste, che chiamo scherzosamente “torture”!
Sono appassionata di tecniche e interventi mirati a dare visibilità, come ad esempio la tortura personalizzata!
Contattami!
Parliamo del progetto con Tatiana
“Ho un sogno” è un progetto molto articolato. Raccontaci l’inizio…
A febbraio 2014 fui contattata dall’artista indiana Shweta Bhattad, che avevo conosciuto durante un precedente progetto realizzato in India, per realizzare “I have a dream” in Italia.
La prima cosa che hai fatto?
Ho scelto il territorio, che doveva essere legato a una tematica sociale. Io vivo a Viareggio e ho scelto Pietrasanta per il discorso dell’inceneritore di Falascaia, che secondo me sarebbe stato il terreno giusto su cui realizzare la scritta, e perché lì è attiva la Rete per un Luogo Comune, che crea sinergie tra persone sul territorio.




Quindi hai scelto un campo vicino a Falascaia…
Sì. Ho contattato Silvina Spravkin, anche lei artista, che aveva questo terreno a fianco dell’inceneritore. A lei è piaciuto il progetto di realizzare la scritta “Ho un sogno” sul suo terreno e di partecipare, di conseguenza, con il video descrittivo di tutte le fasi del progetto alla Biennale di Vancouver 2014/2016. Silvina, quindi, ci ha prestato il terreno.
Poi?
Poi ho presentato il progetto alla Rete per un Luogo Comune e con loro ho messo insieme tutte le persone che hanno partecipato.
Quante sono in tutto?
Una quarantina di persone.




Quanto è costato?
È un progetto tutto assolutamente realizzato in modo gratuito. Nessuno è stato pagato, perché la Biennale di Vancouver ha questa particolarità: è interamente autoprodotta.
Dal punto di vista pratico, dopo la scelta del terreno, come hai proceduto?
Nel primissimo incontro abbiamo scelto cosa seminare. Ci hanno donato diversi semi e da questi abbiamo scelto cosa andare a piantare. Nel secondo incontro abbiamo fatto un punto sul territorio: una passeggiata intorno al campo per capire il terreno e la sua storia. Da qui abbiamo approfondito la questione di Falascaia.




Poi?
Poi il contadino è passato all’aratura del campo. Era un periodo di pioggia, abbiamo aspettato tantissimo. Poi in aprile abbiamo iniziato a tracciare in terra le lettere della frase “Ho un sogno” e poi abbiamo seminato.
Cosa avete seminato?
Fagiolini nani, bietole, patate, rucola, cicoria da taglio, calendule, insalate.
“Abbiamo scelto piante che avessero caratteristiche simili di grandezza, piante resistenti”
Avete scelto secondo criteri particolari?
Certo! Abbiamo scelto piante che avessero caratteristiche simili di grandezza, piante resistenti, da far venire su senza pesticidi, piante con colori diversi e, cosa importantissima, abbiamo calcolato che i raccolti fossero pronti tutti con gli stessi tempi.
Le dimensioni della scritta?
30 metri per 5.




Dopo la semina?
C’è stato il tempo di attesa che nascessero le piantine e di lavoro per togliere le erbe intorno e mantenere pulita l’area. Tutto rigorosamente fatto a mano grazie all’aiuto di tantissime persone che, seguendo le fasi su internet, soprattutto su Facebook, si proponevano volontariamente per aiutarci a realizzare il sogno!




Alcuni momenti che ricordi in particolare: uno bello e uno brutto…
Uno bello: durante la coltivazione, abbiamo avuto le visite delle classi quarte delle scuole elementari. Uno brutto: a maggio abbiamo avuto questo verme, detto “becco nero”, che ha mangiato tante radici e abbiamo dovuto ripiantare in tempi record.
A lavoro ultimato…
A fine coltivazione abbiamo realizzato le riprese aeree e con il drone, cosa molto complicata, dovendo scegliere giorni senza pioggia e in cui tutte le persone erano disponibili. Poi il 19 giugno c’è stata la festa del raccolto: ci siamo ritrovati tutti nel campo di Silvina e abbiamo mangiato la scritta.
Mangiato la scritta?
Sì, abbiamo raccolto e mangiato i prodotti coltivati! Questa fase finale fa parte del progetto!




Ora siete a Vancouver…
Sì, sono state realizzate in legno, in grandi dimensioni, le lettere “I have a dream” e, dentro le lettere, sono stati montati dei monitor che proiettano a ciclo continuo il video che documenta tutte le fasi del progetto. Oltre a questo, il video contiene anche la presentazione di ogni persona che ha partecipato al progetto.
“Abbiamo calcolato che i raccolti fossero pronti tutti con gli stessi tempi”
Altri progetti relazionali a cui hai lavorato?
In questi ultimi 3 anni ho lavorato a circa 30 progetti. Ne cito solo alcuni. “Logos”. Atypo mi ha chiesto di pensare un libro d’artista e io ho deciso di lavorare a un progetto molto articolato che coinvolgesse la comunità dei Makers e che fosse una scultura-libro stampata in 3D. “Sewing or sowing”. Sono stata in India per un artist-in-residence per la Kamanart Foudation, una fondazione indiana che cerca di portare l’arte contemporanea in realtà rurali e di promuovere pratiche emancipative. Il mio progetto è stato scelto per lavorare con la comunità sulle questioni di genere, realtà molto spinosa attualmente su quel territorio. Ho lavorato per due settimane con i giovani del villaggio per costruire un’installazione condivisa che raccontasse la storia di una famiglia esemplare, povera, ma aperta che permetteva pari libertà alla figlia e al figlio, cosa poco comune in quelle zone. “Metaprogetto”. Ho vinto questo concorso per progettare con i cittadini nuove realtà per il centro città di Zagabria. Durante una performance di una settimana, ho allestito un tavolo con vari materiali e una macchina da cucire, in mezzo alla strada, i passanti si potevano fermare a lungo con me e si pensava insieme come dare forma alle speranze. Poi le ricamavo e loro potevano cucirsele addosso. Era un processo molto lungo, anche due/tre ore a persona e questo permetteva di creare una relazione, un momento di ascolto e scambio nel trantran quotidiano.
“Tantissime persone, seguendo le fasi soprattutto su Facebook, si proponevano volontariamente per aiutarci a realizzare il sogno!”
Alcune date di presentazione di “Ho un sogno”?
11 settembre a Viareggio, 12 settembre a Firenze, 28 settembre a Roma.




Botta&Risposta con Tatiana
Dove e quando sei nata?
8 maggio 1974 ad Alzano Lombardo (Bergamo)
Che scuole hai frequentato?
Un po’ troppe! Maturità artistica e maturità ragioniere programmatore, Accademia di Belle Arti e specializzazione in Arteterapia, più altre formazioni più brevi.
Prima professione?
Ho fatto tanti lavori, come tutti gli studenti.
Professione attuale?
Artista e arteterapeuta.




Dove vai nel tempo libero?
Dove andrei se ne avessi: al mare o a fare festa con gli amici.
Hobby?
Tango, vorrei imparare a suonare il trombone.
A che ora vai a letto?
Di solito molto tardi, rendo al meglio di sera/notte.
Qual e la tua vacanza ideale?
Mare e ozio assoluto.
Se per un giorno potessi scambiare la tua vita con quella di un’altra persona saresti…
Un eremita.




Sito web
Sono un’internauta onnivora, non posso scegliere.
La suoneria sul tuo cellulare
Quella standard preimpostata.
Cosa guardi in tv?
Non ho la tv.
Cosa ascolti alla radio?
Di tutto, mi piace il jazz e il rock.
L’ultimo regalo che ti sei fatta?
Un vestito comprato online.
L’ultimo cd che hai comprato?
Ne compro pochissimi, l’ultimo che mi hanno regalato Zaz.
L’ultimo concerto/spettacolo teatrale che hai visto?
Jaime Dolce’s Innersole a Solaio.
La cosa più folle che hai fatto per amore è…
Ne faccio di continuo, credo comunque la più buffa sia stata vendere quadretti sulla riva del Tamigi.




Un tuo vizio
Sono compulsiva, diversi, credo il lavoro più di tutti.
Un tuo pregio
Resistente, attenta.
Un tuo difetto
Fragile.
Una paura/fobia
I fornelli accesi da controllare prima di uscire.
Ricevi complimenti per…
Di lavoro di solito, per le opere.
Ricevi critiche per…
Le mie assenze, sono sempre impegnata.
I lettori si sorprenderebbero di sapere che non hai mai…
Preso un treno giapponese a levitazione magnetica.
Il miglior consiglio che tu abbia mai ricevuto è stato…
Ascolta prima di parlare.




Tre cose che cambieresti della Versilia
Pulirei il mare, farei più attività all’aperto e gratuite, la nostalgia dei bei tempi.
Tre cose che non cambieresti mai della Versilia
L’essere popolare, l’innegabile gene impazzito che rende le persone di qui molto singolari, la riserva naturale.
Un grande uomo/donna versiliese che stimi
Ce ne sono tanti, non posso scegliere, oppure direi il mio uomo.
Un genio
Freud, Burri.
Un eroe
Marie Curie, Thomas Sankara.
Un nemico
Il colesterolo.
Il sogno
Un mondo armonico e dinamico.
Progetti futuri?
Vorrei prendere un gatto.




Chi è Tatiana Villani
L’artista non riconosce più i confini tradizionali, esce dall’atelier, dalla galleria e interviene direttamente nello spazio pubblico o in varie forme nei network sociali. È attivo sul fronte sociale, si interroga sul suo ruolo e sfocia in azioni politiche, ecologiche, lavorando spesso in comunità.
Tatiana Villani è uno di questi, ricerca codici e pratiche, opera in una posizione borderline tra molte discipline e molti luoghi. Per questo partecipa a progetti editoriali o relazionali. Tra gli ultimi progetti a cui ha collaborato: la rivista BAU (nata a Viareggio), la rivista franco-tedesca Point d’ironie, il catalogo Pneumatic Circus per Transmediale 2013 Berlin e il libro Logos per Atypo. Tra i recenti progetti artistici personali: Metaproject (Zagabria), Sewing or sowing (Rajasthan), körperland (università di Tor Vergata), Ho un sogno (Biennale Vancouver 2014/2016).
“Ho un sogno”: tutti i nomi
Shweta Bhattad ha pensato a Tatiana.
Mariano Moriconi e Silvina Spravkin e la loro figlia Amapola Moriconi hanno ospitato il sogno.
Carlo Iozzi ha pilotato l’aereo; Chiara Natalini ha realizzato il montaggio video; Cristian Fazzini ha fatto le foto dal drone; Luca Leggero ha composto le musiche originali; Francesca Ippolito ha tradotto in inglese; Manuel Perna ha realizzato le riprese e le foto da terra e Luca Guidi le riprese e le foto aeree.
Hanno accudito la coltivazione e hanno aiutato a produrre i report: Ermanno Anselmi, Libero Battaglia, Sara Bonuccelli, Stefania Brandinelli, Sara Dario, Francesco Felici, Daniele Ferrante, Carlo Galli, Marco Giovannetti, Cristina Menchelli, Francesco Palma, Roberto Palma, Roberto Tommasi, Vera D’Angiolo, Graziella Canali, Maurizio Marco Tozzi.




FOTO DI CRISTIAN FAZZINI (dal drone) E TATIANA VILLANI
Li torturo tuttiiiii!!!
Ti piacerebbe essere torturato, ehm… intervistato da me?
Ti piacerebbe parlare di te e raccontare ciò che fai, la tua attività, la tua professione?
L’intervista ti farà uscire dall’invisibilità!
Dai un’occhiata a come funziona! –> Cosa posso fare per te
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